Stretta Ue sulle protesi “Dal seno ai denti ora regole più severe”
Nello scandalo delle protesi al seno Pip interviene l’Unione europea. Mentre il fondatore della ditta francese incriminata, il settantaduenne Jean-Claude Mas è stato arrestato ieri insieme al suo direttore finanziario Claude Couty, un gruppo di esperti scientifici internazionali sta valutando per conto della Ue l’eventuale tossicità dei prodotti con il marchio Poly Implant Prothese esportati in tutto il mondo. Dalle loro conclusioni, attese a Bruxelles già la settimana prossima, si capirà se hanno avuto ragione paesi come la Francia, dove l’espianto delle protesi Pip sarà pagato dallo Stato a tutte le donne che lo desiderano, oppure quelli come l’Italia dove finora l’allarme è contenuto e il governo raccomanda solo di aumentare il monitoraggio clinico. La Commissione europea vuole anche allargare la vigilanza sanitaria a tutti i cosiddetti dispositivi medici di “classe 3”, ovvero gli impianti che vanno nel corpo.
Non solo quelli mammari, dunque, ma pure quelli ortopedici, dentali o cardiaci. La truffa compiuta da Mase dalla sua ditta mette infatti sotto accusa l’intero sistema di certificazione. Per ben dieci anni, Pip ha ottenuto il bollino CE, che garantisce la conformità alle regole sanitari europee, nonostante l’uso di un gel al silicone industriale a basso costo, mai autorizzato per uso medico.
«La cosa più urgente è sapere se esiste un pericolo per le pazienti» spiega Paola Testori Coggi, direttore generale per la salute e i consumatori della Commissione europea. Il panel di esperti indipendenti incaricato dalla Ue sta studiando dati e casi segnalati. Mentre sembra ormai appurato che le Pip si rompono più frequentemente di altre protesi, non esistono prove scientifiche di un aumentato rischio tumorale. Finora solo Francia, Germania, Paesi Bassi e Repubblica Ceca hanno raccomandato l’espianto delle protesi come misura “preventiva”. Ma il parere scientifico che la Ue renderà pubblico nei prossimi giorni potrebbe pesare sulle decisioni di altri governi. La Commissione europea chiederà , attraverso un nuovo regolamento, di incrementare i controlli nazionali, rendere più severo il meccanismo di certificazione e garantire la tracciabilità di tutte le protesi mediche.
«Serve un registro europeo completo di questi prodotti, dal momento in cui sono fabbricati fino a quando vengono impiantati in un paziente» continua il direttore generale della Commissione europea che ha mandato una lettera al governo di Parigi per domandare come mai le autorità francesi non abbiano effettuato ispezioni nello stabilimento Pip tra il 2001 e il 2010, quando è stata finalmente scoperta la truffa e ordinata la chiusura della produzione. «Aspettiamo una risposta – spiega Testori Coggi – per capire se c’è effettivamente stato un difetto di sorveglianza».
Intanto, sul fronte giudiziario, la procura di Marsiglia dovrebbe presto interrogare Mas e Couty.
Ieri sono state fatte diverse perquisizioni nelle case dei due uomini fermati. In una prima deposizione nell’autunno scorso, Mas aveva candidamente ammesso di aver usato un gel non conforme alle regole sanitarie. «Costava dieci volte meno di quello autorizzato» ha spiegato agli inquirenti ripetendo però che «non ci sono rischi per la salute». Fondata nel 1991, l’azienda francese era diventata il terzo produttore al mondo di protesi al seno. È stata dichiarata in fallimento nel giugno 2010, dopo l’accertamento dell’Afssaps, l’autorità francese di vigilanza sanitaria. È nel novembre scorso, dopo la morte di una donna con protesi Pip e ammalata di linfoma, che la magistratura ha deciso di aprire un fascicolo per omicidio colposo. I due uomini dovrebbero comparire anche in un’altra inchiesta per truffa aggravata, il cui processo sarebbe alla fine dell’anno. «Il mio clienteè molto stancoe ha bisogno di cure» ha detto l’avvocato dell’imprenditore francese, Yves Haddad. Oltre 2.500 donne si sono già costituite parte civile.
La presidente dell’associazione delle vittime francesi di Pip, Alexandra Blachère, è stata di nuovo ascoltata ieri dal magistrato che conduce l’inchiesta. Blachère, con protesi al seno Pip ritirate due anni fa, è stata una delle prime a denunciare nel 2010 la ditta di Mas. «Cosa penso del suo arresto? Finalmente- dice- vediamo i risultati della nostra battaglia. Ma non è ancora finita».
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