by Editore | 10 Gennaio 2012 2:02
Basta questo dato per spiegare che la comunità scientifica e l’industria non hanno dubbi sulla strada intrapresa. Ma i farmaci mirati, pur funzionando, non sono ancora risolutivi. Perché?
Il primo punto è che nel cancro i nuovi farmaci, mirati o no, vengono inizialmente testati su malati in fase molto avanzata, dove la cellula tumorale è più aggressiva e resistente alle terapie per la progressiva perdita dei suoi sistemi di controllo fisiologici. È come cercare di riparare un’automobile dopo che si sono verificati molti malfunzionamenti e intervenendo solo sul primo guasto: praticamente impossibile. I farmaci intelligenti servono per riparare, ed è per questo che sono meno tossici, ma aggiustano un solo sistema di regolazione della cellula.
La soluzione al problema è complessa ma è possibile: trattare il tumore prima possibile, anticipando sempre più la diagnosi. E usare i farmaci intelligenti all’inizio della terapia e non alla fine, dopo cicli e cicli di radio e chemioterapia che danneggiano ulteriormente i sistemi di controllo cellulare.
La seconda chiave di volta è combinare tra loro queste nuove terapie “riparative”. La leucemia promielocitica acuta 15 anni fa era un killer infallibile e ora è curabile, con farmaci intelligenti somministrati in combinazione. Dietro c’è un intenso lavoro di ricerca che ha premesso di scoprire i principali “guasti” dei sistemi di regolazione della cellula. E poi di individuare i farmaci intelligenti capaci di ripararli. Il tumore lo sconfiggeremo sul suo stesso campo: quanto più comprendiamo la sua complessità , tanto più questa sarà la sua debolezza.
* Director of Research, Beth Israel Deaconess Cancer, Harvard Univ.
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