by Editore | 4 Gennaio 2012 7:57
Ma se passerà il processo della nomination e affronterà i Democratici, sicuramente trasformeranno la sua carriera in un referendum sulle moderne pratiche dell’affarismo. Da molti punti di vista Romney è un simbolo del capitalismo moderno, un giocatore di dadi di Wall Street col turbo che è diventato ricco scommettendo con molto sangue freddo sui successi e i fallimenti delle aziende che comprava e vendeva. L’«affare» di Romney non era quello di trasformare il lavoro in prodotti, ma trasformare i soldi in soldi – e parecchi dei suoi investimenti erano del genere terra bruciata: comprare un azienda e rivenderla dopo tre-cinque anni, spesso dopo aver chiuso gli impianti o licenziato i lavoratori. (…) Per un Repubblicano, Mitt Romney ha fatto tutto bene. Ha guadagnato i suoi soldini, abbattuto quelli a portata di tiro, lodato Dio spesso e forte, tenuto il cazzo dentro i pantaloni per tutta la sua vita adulta e enormemente fortunata, prima di buttarsi finalmente in politica nella tarda mezza età con un enorme bottino di guerra al seguito (…). Potrebbe rivelarsi un grande piazzista, ma sta correndo per un partito al quale non è rimasto nulla da vendere. (Matt Taibbi, «Rolling Stone»; 1 novembre 2007)
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