Sì di Bankitalia al piano-sgravi con il recupero dell’evasione e il governo conferma l’impegno

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DAVOS – Ridurre le tasse grazie al recupero dell’evasione. Non è un sogno ma un progetto vero, una norma di principio, confermata ieri anche da fonti ministeriali. La Banca d’Italia l’appoggia da sempre. Il governo la vuole inserire nella delega fiscale che si appresta a presentare. Se ne è parlato molto anche a Davos, nei colloqui a margine del World economic forum, cui ha partecipato il governatore Ignazio Visco. à‰ la “fase tre”, quella che segue il rigore e la crescita e che è dedicata all’equità . 
Ai partner internazionali, agli economisti e ai top manager giunti sulle nevi svizzere, Visco si è detto “ottimista” sulle riforme del governo. Ha spiegato che l’esecutivo “si sta dando molto da fare” e che ha “il sostegno della gente”. Nei colloqui riservati ha insistito sull’importanza di un’efficace contrasto all’evasione che, in Italia, rappresenta il maggior ostacolo ad una equa distribuzione dell’elevato onere fiscale tra i cittadini. Nella sua visione, ribadita in più di un’occasione, una riduzione delle aree di evasione facilita tra l’altro la definizione di interventi in favore delle persone con redditi modesti. Può consentire – ecco il punto – una riduzione in prospettiva del carico fiscale. 
A Davos se ne discute. A Roma si decide. Archiviati i due decreti su liberalizzazioni e semplificazioni, il governo ora intende appunto concentrarsi sul fisco. Nelle prossime due settimane arriverà  un provvedimento con le semplificazioni fiscali. Poi metterà  mano alla maggiore imposta italiana: l’Irpef. Il governo lavora a una nuova delega fiscale per superare quella già  presentata in Parlamento dal precedente governo che nei fatti è già  vecchia. Si pensa di introdurre nella delega un vincolo per destinare ogni anno il gettito recuperato dalla lotta all’evasione fiscale alla riduzione dell’Irpef per i lavoratori dipendenti, i pensionati e le famiglie. Si punta a programmare – come fece Amato nel 2000 – una vera e propria “restituzione”. 
Il “cantiere” è dunque aperto. E soprattutto, l’idea è molto bene accolta. Da Roma rimbalza un coro di consensi. Plaude il Pd, soddisfatto perché già  aveva presentato una proposta del genere. Plaudono i sindacati, tutti uniti, con la Cgil che suggerisce detrazioni per lavoratori e pensionati. Fioriscono anche le ipotesi tecniche: calo dal 23 al 20% dell’aliquota Irpef, è la principale. E si parla anche di un allargamento dello scaglione corrispondente per estendere lo sgravio a una maggiore platea dii redditi medio-bassi. O del rafforzamento di alcune detrazioni in favore di famiglie, lavoratori e pensionati. Ma quel che conta è il principio: destinare il “tesoretto” recuperato dalla lotta all’evasione per ridurre le tasse a chi le paga.
Ed è proprio questo principio che interessa anche i big dell’economia presenti a Davos. Perché gli evasori, i nostri come quelli nel resto del mondo, accumulano ricchezza nelle loro mani, aggravando così il problema delle disuguaglianze sociali, quando non anche la stessa recessione. Al dunque, gli evasori “sottraggono” risorse alla collettività , creando quello che gli economisti chiamano “effetti distorsivi”. Ed è questo che interessa a livello globale, specie in un momento nel quale l’economia soffre in molte aree del pianeta, Europa in testa. A maggior ragione interessa all’Italia, dove l’evasione è una vera e propria piaga. 
Visco è uno studioso dell’equità . Ricerche della Banca d’Italia documentano l’esistenza di un sistema dove il prelievo fiscale è alto, con aliquote nettamente più elevate rispetto alla media dei Paesi euro. E dove si inserisce il fenomeno dell’evasione con i suoi effetti distorsivi.


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