Se Auschwitz diventa un’agenzia pubblicitaria
Per conferire drammaticità alla loro miserabile mascherata, hanno cucito la stella di David gialla sugli abiti dei loro bimbi, mentre gli adulti hanno indossato la divisa a strisce bianche e blu degli internati dei lager nazisti mimando da ultimo, davanti ai poliziotti israeliani, i gesti di resa degli ebrei nel Ghetto di Varsavia di fronte ai mitra spianati delle SS.
Lo scopo della sceneggiata, detto in sintesi, è quello di instaurare progressivamente nello stato di Israele, una sorta di shaaria biblica basata su un’interpretazione perversa e fanatica della Torah condita, fra le altre cose, di furore sessuofobico.
Qualcosa di molto simile alla shaaria intesa nell’accezione fanatica dell’estremismo islamico wahabita o salafita. Ma perché stupirsi dell’esito naturale di una politica perseguita con determinazione dalla destra israeliana, ovvero il ricatto degli ultraortodossi in cambio del potere? Quanto alla strumentalizzazione della Shoà , continuamente usata come una clava propagandistica da Bibi & Co, con gli haredim, i più titolati, raggiunge come era ovvio l’apice.
In fondo la parodia di se stessi è sempre efficace. Non rimane che attendere l’apertura a Gerusalemme di un’agenzia pubblicitaria di nome Auschwitz.
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