by Editore | 12 Gennaio 2012 8:14
Per volontaria o involontaria negligenza un dottore è responsabile della morte di un suo paziente. È questo il punto di partenza del nuovo romanzo dello scrittore olandese Herman Koch, Villetta con piscina (traduzione di Giorgio Testa, Neri Pozza 2011, pp. 363, euro 17). Nato nel 1953, autore e attore di una scanzonata e fortunata serie tv nei Paesi Bassi, Koch ha al suo attivo diversi romanzi fra cui La cena (Het diner, 2009), bestseller in patria e buon successo internazionale, uscito da noi nel 2010 (stesso traduttore e stessa casa editrice). Caso piuttosto raro nel panorama letterario dei Paesi Bassi, relegato all’estero a un mercato di nicchia, Koch ha conquistato il pubblico con una dosata combinazione di umorismo grottesco e temi scomodi. La stessa cifra si ritrova in questo romanzo, spiazzante quanto il precedente.
Marc Schlosser, medico di famiglia, ha uno studio ben avviato, frequentato soprattutto da personalità dello spettacolo. Disgustato dal corpo umano e dalle sue miserie, che in veste di narratore descrive impietosamente, Schlosser ha elaborato tattiche per sopravvivere e anzi eccellere nella sua professione. Ascolta il paziente che ha voglia di sfogarsi evitando di fustigarlo per le sue malsane abitudini e prescrivendo, al bisogno, anfetamina e benzedrina per affrontare i momenti difficili.
Fra i suoi affezionati c’è Ralph Meier, attore di teatro, pantagruelico mangiatore, bevitore e seduttore, che ha messo gli occhi sulla bella e insipida moglie di Schlosser, il quale dal canto suo mira a sedurre la bella e noiosa moglie di Meier. L’incontro fra le due famiglie, che sfocia in una vacanza insieme in un’imprecisata zona balneare dell’Europa meridionale è carico di conseguenze. Schlosser ha due figlie, Meier due figli: ragazze e ragazzi stringono la loro segreta alleanza, gli adulti bevono e si lanciano occhiate malandrine sognando qualche scambio di coppia. In superficie i giorni scorrono sereni fino a quando Julia, tredici anni, il «sogno biondo» di cui Schlosser è l’orgoglioso padre, scompare una sera sulla spiaggia. Viene ritrovata qualche ora dopo: è stata violentata, ma sembra non ricordare nulla.
È qui che la corazza di cinismo del protagonista si incrina: le donne in generale potranno anche essere prede da collezionare, ma sua figlia no. L’oggetto dell’affetto paterno non deve essere toccato. Schlosser apre una personale caccia al colpevole fra tutti gli uomini, compreso un regista olandese espatriato in America (una figura che ricorda l’hollywoodiano Verhoeven), che quell’estate hanno frequentato la villetta con piscina. Il tono più leggero e le ampie digressioni umoristiche dei primi capitoli lasciano spazio alla soffocante atmosfera del thriller psicologico in cui il lettore ripercorre in cerca di elementi indiziari gesti e avvenimenti futili narrati fino a quel punto. Il finale, che non deve essere rivelato per non togliere al romanzo quel tanto di suspense che ha, concede qualche sorpresa ma non offre una limpida soluzione ai tanti misteri. È un tocco finale voluto dall’autore o incapacità di dipanare i tanti fili intrecciati nella narrazione?
Salutato nei Paesi Bassi come affresco tragicomico e calzante della società contemporanea Villetta con piscina insiste sui fattori che hanno portato al successo La cena. Koch ricama nuovamente sullo scontro fra istinto di autoconservazione, proprio e dei nostri figli, e morale. Le carte sono state mischiate, ma semi e figure si ripetono.
Così i due romanzi pongono un unico interrogativo: fino a che punto può arrivare un padre pur di proteggere suo figlio o sua figlia? Omertà e inganno, violenza e omicidio appaiono opzioni praticabili, se questo è il fine. Il nucleo familiare composto da padre, figlio/a adolescente e madre piuttosto sfumata in secondo piano, è la combinazione che Koch rimette sul tavolo. Dallo stesso ambiente alto borghese vengono i personaggi: uomini ipocriti e aggressivi, donne piacenti e insoddisfatte, e la loro prole viziata e imperscrutabile. Si ripetono anche le strategie: un attento dosaggio di indizi apparentemente insignificanti che poi convergono nella catastrofe finale, la gamma dell’ironia che va dal politicamente scorretto al pulp, e i continui tranelli cui è esposto il lettore, costretto a identificarsi con un narratore inaffidabile e indigesto.
Koch ha saputo trovare, ne La cena, una tematica urticante su cui saggiare la forza dell’amore paterno: un figlio che per noia ha molestato e ucciso una senzatetto può essere compreso, difeso, salvato? In Villetta con piscina la questione morale è più articolata, e forse poco centrata, nella sua insistenza su argomenti generali legati al tema della disparità biologica, e quindi relazionale e sociale, fra i due sessi. Un padre che vendica l’onore della figlia, ed è contemporaneamente marito infedele e medico che abusa del proprio potere sui corpi altrui, non è evidentemente una sfida sufficiente per Koch che ci presenta stavolta una galleria di personaggi secondari, dal regista che traffica in modelle poco più che bambine all’attempato macho che corre dietro alle ragazze, dall’adolescente incauta e provocante alla donna matura divorata dall’ansia di piacere. Sullo sfondo gli sproloqui di un vecchio professore di medicina, latore di memorabili verità quali: «Le donne sono i calciatori della creazione. A trentacinque anni vanno in pensione ed entro quel momento devono fare in modo di essere sistemate».
Koch non crea un controcanto all’infinita serie di banalità maschiliste accumulate dai suoi personaggi: gli uomini le pensano, le donne non fanno che confermarle. Nei Paesi Bassi, terra di tanti compromessi e pochi pregiudizi, la tiritera sull’istinto dell’uomo cacciatore ha evidentemente il valore di una caricatura, ma all’orecchio delle lettrici e dei lettori italiani quelle parole suoneranno fin troppo riconoscibili e attuali… E per loro ci sarà meno da ridere.
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