Sanzioni a Teheran L’Europa discute lo stop al petrolio

Loading


BRUXELLES — C’è l’accordo, sia pure «di principio», per imporre l’embargo petrolifero all’Iran. Ieri a Bruxelles i rappresentanti dei 27 Paesi dell’Unione europea, dopo settimane di discussioni, dubbi e qualche ripensamento, hanno concordato sulla necessità  di «aumentare la pressione», affinché Teheran rinunci alle possibili applicazioni militari dei suoi programmi nucleari. La decisione ufficiale, con tutta probabilità , sarà  presa il 30 gennaio nel consiglio dei ministri degli Esteri in programma a Lisbona. Questo mese scarso di cuscinetto tra l’annuncio e la formalizzazione rappresenta un classico per la diplomazia Ue: è una specie di ultimo avviso alla controparte, sperando che la crisi rientri in extremis. Ma che il consenso politico sia ormai consolidato lo testimonia la reazione degli Stati Uniti che danno ormai per scontato l’affiancamento dell’embargo europeo alle sanzioni finanziarie da tempo applicate dagli americani. «È davvero una bella notizia», ha commentato la portavoce del Dipartimento di Stato a Washington. 
«L’Italia è pronta a fare la sua parte», ha commentato il presidente del Consiglio Mario Monti, in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro. La conclusione arriva alla fine di un breve ragionamento: «Dobbiamo incoraggiare un dialogo aperto e trasparente con l’Iran — sostiene Monti — Se questo si rivelasse impossibile e se l’Iran persistesse nella sua politica di armamento nucleare l’Italia sarebbe pronta a partecipare a tutte le nuove sanzioni imposte dall’Europa». Il premier ha poi precisato che l’Italia importa il 13% del suo fabbisogno di greggio dal Paese guidato da Mahmoud Ahmadinejad e che «un embargo petrolifero sarebbe da prendere in esame a condizione che resti graduale e che vengano escluse le consegne che servono a rimborsare il miliardo di euro di debito che l’Iran ha contratto nei confronti dell’Eni».
La risposta indiretta alle preoccupazioni di Monti arriva dal ministro degli esteri francese Alain Juppé, ieri a Lisbona per un incontro con il collega portoghese Paolo Portas: «Stiamo lavorando per adottare l’embargo sulle esportazioni iraniane di petrolio. E dobbiamo rassicurare i nostri partner europei che acquistano greggio dall’Iran e fornire loro soluzioni alternative, che tuttavia esistono». La Francia, che sia detto per inciso importa dall’Iran solo il 3% delle proprie necessità  petrolifere, è stato il Paese che ha spinto di più per arrivare al blocco. 
Per Teheran sarebbe un colpo potenzialmente molto duro: vorrebbe dire rinunciare al 30% delle attuali esportazioni, o trovare nuovi clienti per i 450 mila barili che ogni giorno vengono spediti in Europa. Per il momento il regime di Ahmadinejad ha minacciato di replicare all’embargo chiudendo lo Stretto di Hormuz, cioè lo snodo vitale per il commercio mondiale del petrolio.


Related Articles

GINGRICH IL REDIVIVO

Loading

Sono le primarie, bellezza. È la pancia contro l’establishment quella che sta triturando i piani dei repubblicani americani e restituendo la parola a chi la dovrebbe sempre avere: agli elettori.

Piano Minniti: migranti al lavoro, i Cie arrivano Centri per il rimpatrio

Loading

Minniti presenta il suo piano. L’Ue: sanzioni ai paesi che non prendono profughi, anzi no

Soldi, welfare, sogni braccio di ferro sul futuro dell’America

Loading

Le elezioni sono una gara tra due visioni dell’economia e del rapporto tra Stato e mercato. I democratici vogliono più investimenti in educazione e ricerca. I repubblicani puntano a tagliare lo Stato sociale 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment