Ronde di donne a caccia di coppiette bufera in Pakistan per il reality islamico

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ISLAMABAD – La scorsa settimana, i pachistani che seguono i programmi della mattina hanno assistito a una scena comica e inquietante: un gruppo di donne di ceto medio si aggirava in un parco pubblico di Karachi in cerca di coppie di innamorati in atteggiamenti “immorali”. Una quindicina di donne dava la caccia a ragazzi e ragazze seduti in panchina a contemplare il Mar Arabico o che se ne andavano a spasso. Li bersagliavano di domande. La conduttrice dello spettacolo, Maya Khan, ha chiesto loro il certificato di matrimonio. Alcune coppie si sono messe paura e hanno cercato di svignarsela. 
Questo spettacolo di un’ora, trasmesso il 17 gennaio dalla Samaa Tv, ha suscitato una furiosa reazione in alcune parti del Pakistan. Prima su Internet, poi nei quotidiani nazionali. “Le vigili ziette” recitava un titolo. Ora le proteste sono finite in tribunale. Venerdì quattro organizzazioni non governative locali depositeranno una denuncia contro la Samaa tv presso la Corte Suprema del Pakistan. «I giornalisti non hanno il diritto di trasformarsi in poliziotti a difesa della pubblica morale». «Bisogna mettere un limite».
L’immagine di queste vigilantes della morale suscita ricordi inquietanti in Pakistan. «Mi fa molto arrabbiare che i media usino il loro potere per intromettersi e per invadere la nostra privacy» dice Mehreen Kasana, 22enne blogger di Lahore. La controversia ha riacceso il dibattito sull’orientamento dell’industria tv pachistana, una rivoluzione nei media che ha sconvolto i confini sociali e politici, dal 2000 a oggi: nel 2007 la copertura tv ebbe un ruolo centrale nell’uscita di Pervez Musharraf dalla scena politica. Nelle ultime settimane ha contribuito a mettere in guardia contro un possibile colpo di stato militare. Ma è anche un’attività  di lucro controllata da alcuni magnati, potenti e inaffidabili. «I conduttori sono costretti a tenere alti gli indici d’ascolto e hanno carta bianca per fare le cose più bizzarre» dice Abbas Nasir, ex dirigente tv. «Giustizieri della domenica». «Se la prendono soltanto con quelli che non possono reagire» dice Nadeem Farooq Paracha, critico culturale. 
Mercoledì, però, la Samaa Tv si è scusata formalmente per lo spettacolo. “I media devono essere responsabili di quello che fanno”, ha detto Rehmat, di Intermedia. Altri, tuttavia, sostengono che coinvolgere i tribunali «Potrebbe essere controproducente». «I media devono fare questo da soli». «Ciò che mi preoccupa è che il Pakistan si stia spostando a destra», dice Nasir, l’ex dirigente di Dawn Tv. «E la gente non avrà  nemmeno il tempo di accorgersene».
(Copyright New York Times-la Repubblica 
Traduzione di Luis Moriones)


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