by Sergio Segio | 18 Gennaio 2012 17:49
ROMA – L’ammontare delle rimesse dei lavoratori migranti superano gli aiuti ufficiali allo sviluppo elargiti dalle istituzioni internazionali e nell’ambito dei programmi di cooperazione: in questo contesto l’Asia è il continente nel quale si indirizza la maggior parte dei flussi mondiali. A metterlo in evidenza è il Dossier Caritas/Migrantes nel corso del convegno organizzato a Manila in occasione dell’annuale viaggio di studio intercontinentale cui partecipano i redattori centrali e regionali. Nelle aree in via di sviluppo – scrive Alberto Colaiacomo nella sua relazione riprendendo dati della World Bank – nelle aree in via di sviluppo nel corso del 2010 sono arrivati 325 miliardi di dollari inviati da cittadini espatriati, ammontare pari a una cifra che raggiunge il 10% del Pil. I trasferimenti internazionali di denaro sono tornati a crescere dopo una flessione del 2009, confermando come essi tendano “a rafforzarsi nelle fasi di recessione rappresentando per le economie dei paesi in via di sviluppo un flusso più stabile rispetto ad altre forme di mutualità internazionale”.
L’Asia è il continente ove si indirizza la maggior parte dei flussi mondiali (440 miliardi di dollari) e che vede l’India e la Cina, con circa 50 miliardi di dollari ognuna, come paesi che beneficiano dei maggiori introiti. Nelle Filippine (quarto posto assoluto) arrivano 21,3 miliardi di dollari. Particolare rilevanza, se raffrontati con i rispettivi Pil, i flussi monetari che giungono in Tajikistan (35,1% del Pil), Nepal (22,9%) e Libano (22,4 %). Come avviene negli altri paesi dell’Ue, le rimesse inviate dall’Italia sono in calo: nel 2010 è stata pari a 6,6 miliardi di euro, con una flessione del 5,4% rispetto all’anno precedente: un aspetto – viene spiegato – dovuto, più che alle dinamiche legate alla congiuntura economica, alla normativa che tra il 2009 ed il 2010 si è più volte modificata abbassando il limite di invio fino ai 2mila euro.
Nel corso dell’ultimo anno, l’Asia è il continente che più ha beneficiato delle rimesse originate dall’Italia (con 3 miliardi di euro, 47,4% di tutti i flussi), seguono i paesi europei (27,4%), l’Africa (12,5%) e le Americhe (11,6%). Tra tutti i paesi, la Cina è quello a cui viene inviato il maggior volume di rimesse con 1,7 miliardi di euro, seguito da Romania (800 milioni di euro), Filippine (712 milioni di euro) e Marocco (251 milioni di euro). Di rilievo anche i flussi inviati in Bangladesh (193 milioni), India (132 milioni), Sri Lanka e Pakistan (75 milioni cadauna). Le principali nazioni di destinazione mostrano, anche in questo caso, una riduzione annuale: per la Cina la variazione si attesta a -10,2%, per le Filippine a -11,1% e per la Romania a -3%. Mediamente, nel corso del 2010, ogni straniero presente in Italia ha inviato nel proprio paese 1.500 euro annui. Il livello procapite sale molto nel caso dei cinesi che inviano in patria poco più di 9mila euro a testa, dei filippini con 7.760 euro e dei senegalesi e bengalesi (rispettivamente 3.100 e 2.600 euro).
Il Dossier Caritas/Migrantes segnala anche il fattore cruciale dei costi delle transazioni: a livello mondiale c’è stata negli ultimi due anni una diminuzione del costo medio di rimessa attraverso il settore bancario dal 9,8% all’8,7%. In particolare, a livello italiano c’è il problema dello sbilanciamento verso gli operatori di Money transfer che – viene spiegato – pur offrendo servizi veloci, capillari e disponibili in fasce orarie più ampie, praticano prezzi superiori rispetto al sistema bancario. In questo contesto, i paesi asiatici, pur rappresentando i “corridoi” più utilizzati, continuano a ricevere le condizioni meno favorevoli con il costo medio delle rimesse che ammonta al 18% per la Cina, il 14% per il subcontinente indiano e il 12,5% delle Filippine. (ska)
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