Rc auto, addio all’Esclusiva Tetto ai Pedaggi autostradali

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ROMA — Nonostante le proteste che montano il governo sembra intenzionato a non fare grandi marce indietro sul piano delle liberalizzazioni che sarà  all’esame del Consiglio dei ministri venerdì prossimo. Nel pacchetto restano confermati sia gli interventi sui grandi comparti economici, che hanno maggior impatto sulla spesa delle famiglie e delle imprese, che quelli di carattere più particolare, mirati su specifici settori. Accanto alla liberalizzazione di taxi, farmacie, servizi professionali, il governo, dunque continua a lavorare sulla distribuzione del gas, sull’apertura alla concorrenza della rete dei distributori di benzina, del mercato ferroviario, delle poste, ma anche sulle tariffe dell’energia e delle autostrade. Anche se in alcuni campi il pressing delle categorie, delle imprese e dei sindacati interessati sta determinando qualche ritocco. Sulle ferrovie si profila un intervento un po’ più morbido, senza la separazione proprietaria della rete, e lo stesso potrebbe essere per le Poste. 
Nodo Fs rinviato 
«A decidere se procedere o meno alla separazione proprietaria di Rete Ferroviaria Italiana dal gruppo Fs» sarà  la nuova Autorità  di vigilanza sul settore, che nascerà  dalla trasformazione dell’Authority sugli appalti pubblici. A spiegarlo è stato Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, che ieri in Parlamento ha fatto il punto sul pacchetto allo studio dell’esecutivo. Confermando che il distacco della rete ferroviaria da Trenitalia è uno dei problemi sul tappeto, come ha del resto segnalato l’Antitrust, ma spiegando che sarà  la nuova autorità  di settore a decidere. 
«La separazione della rete può essere contabile, manageriale, societaria e proprietaria. Noi siamo un paese arrivato già  molto avanti con la liberalizzazione del settore e sarà  l’Authority a decidere se, per assicurare un miglior servizio e un miglior funzionamento, sia necessario andare ancora avanti», ha detto ieri Passera. Nella bozza del decreto non c’è l’ipotesi della separazione societaria, ma si ipotizzano comunque alcune misure per aprire il trasporto ferroviario alla concorrenza. Anche in ambito regionale, offrendo un premio alle Regioni che scelgono di non rinnovare per altri sei anni la concessione con Trenitalia.
Alle Poste resta la banca
Anche per il pressing dei sindacati (la società  pubblica è un feudo della Cisl), il governo non sembra intenzionato ad affondare la lama delle liberalizzazioni su Poste Italiane. «Per il BancoPosta — ha chiarito ieri Passera nel suo intervento in Parlamento — non c’è al momento alcuna ipotesi di alienazione». Nella bozza del decreto, in realtà , non si fa cenno alla dismissione, quanto alla separazione delle attività  del BancoPosta, che dovrebbe agire come un vero e proprio istituto di credito dotato di licenza bancaria, dalla rete di Poste Italiane. Perde peso l’ipotesi di ridefinire anche la durata quindicennale della concessione affidata a Poste Italiane, anche se il perimetro del servizio universale, sovvenzionato dallo Stato, potrebbe essere ridefinito. In discussione c’è la liberalizzazione del servizio di recapito della “bulk mail” cioè dei grandi quantitativi di corrispondenza periodica inviati dalle aziende, come le banche alla clientela, ma anche della consegna degli atti giudiziari e delle notifiche.
Rete Gas fuori dall’Eni
Se la separazione della rete ferroviaria dal gruppo Fs richiederà  ancora qualche tempo, il governo sembra intenzionato ad andare invece a fondo nel distacco della rete di trasporto e di stoccaggio del gas naturale, raccolta sotto Snam Rete Gas, dalla controllante Eni. Il progetto prevederebbe il passaggio della rete ed il suo conferimento ad una società  diversa, sempre controllata dallo Stato. Potrebbe essere Terna che già  possiede, oggi, la rete di distribuzione dell’energia elettrica, a suo tempo “staccata” dall’Enel. 
«L’Antitrust in linea di principio favorisce sempre l’ipotesi di separazione della rete dal gestore», anche nel caso di Snam Rete Gas ed Eni, ha detto ieri Giovanni Pitruzzella, presidente dell’autorità  garante della concorrenza e del mercato, che ieri è stato ascoltato dal Parlamento anche sul nuovo pacchetto di liberalizzazioni in arrivo. Nel caso di Snam ed Eni, ha aggiunto Pitruzzella, la decisione è politica, «perché spetta al Governo e al Parlamento». Un nuovo intervento nel settore, tuttavia, viene considerato altamente auspicabile. 
«I prezzi del gas naturale nei mercati all’ingrosso sono superiori in Italia ai prezzi prevalenti negli altri paesi europei» ha detto Pitruzzella in Parlamento, aggiungendo che «questo si ripercuote sui prezzi per gli utenti finali, famiglie ed imprese. Il mercato del gas è liberalizzato, ma esistono notevoli limiti alla concorrenza per i venditori all’interno della rete». Anche per questo il governo ipotizza nella bozza del decreto l’obbligo per il proprietario della rete di fornire ai venditori tutti i dati sensibili sui consumatori finali, compresi i consumi, e non solo i riferimenti anagrafici. «Si dovrebbe prevedere l’obbligo di trasferire i dati a un’Autorità  terza, prevedendo la loro centralizzazione» ha aggiunto il garante.
Gas e luce, tariffe sociali 
Nel decreto legge sulle liberalizzazioni, tuttavia, ci saranno anche novità  sulle tariffe del gas e dell’energia elettrica destinate alle fasce più deboli della popolazione. Il governo, infatti, ha intenzione di rivedere i meccanismi di determinazione dei prezzi riservati alle fasce deboli, con l’esplicito obiettivo di aumentare la platea delle famiglie beneficiare degli sconti sulle tariffe energetiche. 
Altre novità  potrebbero esserci sulle tariffe delle autostrade. Nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni c’è infatti una norma che punta alla ridefinizione del meccanismo di fissazione dei prezzi. Sarebbe basato sul sistema del “price cap”, che tiene conto degli investimenti realizzati dalle società  concessionarie delle autostrade, abbandonando il meccanismo attuale che prevede una rivalutazione quasi automatica delle tariffe, dove la componente di adeguamento al tasso di inflazione è largamente preponderante. Le società  concessionarie protestano, sostenendo che non si possono cambiare le carte in tavola in piena vigenza dei contratti di concessione, ed in queste ore è in corso un confronto con l’esecutivo per portare alla riscrittura della norma. 
Restano gli Ordini 
È tuttora aperto anche il negoziato tra il governo e i rappresentanti degli Ordini professionali, che ieri hanno incontrato il ministro della Giustizia, Paola Severino. Le categorie professionali sono molto preoccupate, anche se il ministro ha escluso interventi drastici. «Non è all’esame alcun provvedimento di abolizione degli ordini professionali» ha detto ieri la Severino. 
Nella bozza del decreto resta l’abolizione delle tariffa stabilite dagli ordini, ma potrebbero restare per le prestazioni fornite dai professionisti alla pubblica amministrazione, e la possibilità  di svolgere il tirocinio negli ultimi anni di università . Anche se il ministro ha chiarito che questo non significherà  affatto la fine degli esami di Stato per assumere le qualifiche professionali che lo richiedono. Nel decreto è comunque confermato l’ampliamento della pianta organica dei notai. Ci saranno nuovi concorsi nei prossimi due anni per aumentare il numero dagli attuali 4 mila a 5 mila e 500. «È molto probabile che sia così» commenta il presidente del Consiglio nazionale del notariato, Giancarlo Laurini, «anche se – aggiunge – con la crisi non è il momento più opportuno per farlo».
RC Auto e banche
Restano al momento confermati gli altri interventi previsti dal decreto. Il certificato RC Auto elettronico rilevabile anche dagli autovelox, la doppia corsia per il rimborso dei sinistri (diretto in caso di danni materiali, indiretto per quelli fisici), il possibile divieto per le agenzie di agire come agenti monomandatari delle compagnie, la rateizzazione flessibile dei debiti fiscali, con il divieto di ipoteca della casa per gli agenti della riscossione se il fisco ha accolto un piano di dilazione dei pagamenti. In arrivo anche la revisione del regime che regola le commissioni bancarie, con il divieto per le banche di vendere polizze assicurative abbinate ai contratti di mutuo o di finanziamento.


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