“Monti ambizioso, l’Italia ce la farà ma non è il momento di fermare il rigore”
BERLINO – Dovremo ancora batterci a lungo, per riconquistare la piena fiducia degli investitori nell’euro. Ma l’ampio programma di riforme che l’Italia ha lanciato e le decisioni di Rajoy a Madrid a medio termine convinceranno i mercati. Lo dice la cancelliera Angela Merkel, in questa intervista concessa alla radio pubblica tedesca Deutschlandfunk.
Signora cancelliera, Italia e Spagna, prima del downgrading, hanno venduto con successo titoli pubblici. Significa che sono già fuori pericolo?
«Credo che dovremo batterci ancora a lungo con il problema che gli investitori non hanno ancora riacquistato la piena fiducia nell’euro. Dunque risolvere le questioni legate al caso Grecia è importante, anche perché risalti meglio in primo piano la realtà che l’Italia ha messo in opera un ampio programma di riforme, e che il nuovo premier spagnolo Rajoy prosegue il corso riformatore del predecessore Zapatero. Entrambi i fatti a medio termine convinceranno sicuramente i mercati. Inoltre affrontiamo nella Ue e nell’eurozona anche la ricapitalizzazione delle banche. Per questo è stata importante, anche rispetto alle aste di titoli sovrani spagnoli e italiani, la scelta della Bce di mettere molta liquidità a disposizione delle banche. Ha contribuito in grande misura alla stabilizzazione dell’eurozona».
Ma Monti ha chiesto una politica orientata anche alla crescita, avvertendo che altrimenti sorgeranno proteste antieuropee e antitedesche. E’un argomento per frenare il rigore?
«Il programma di riforme in Italia verrà attuato. Porterà a un consolidamento del bilancio: nel 2013 secondo i piani di Mario Monti l’Italia avrà un bilancio in pareggio, cosa che noi in Germania per esempio non riusciremo a fare del tutto. Si è mosso in modo molto ambizioso. Certo, la gente vorrebbe vedere successi veloci. Ma proprio durante la visita di Monti a Berlino mi è stato chiesto: adesso finirà il periodo delle riforme? E ho sempre risposto: ogni Paese, anche la Germania, deve riformarsi di continuo, per adattarsi a un mondo che cambia. Non possiamo dire “adesso smettiamola, abbiamo sopportato abbastanza sforzi”. Occorre convincere gli operatori disposti a investire denaro in Europa. I cosiddetti mercati sono fatti da investitori, che amministrano anche polizze-vita di cittadini normali, e si chiedono se il loro denaro è investito bene o no in Europa. E se l’Europa non esce fuori dalla sua crisi del debito sovrano, la risposta a questa domanda non sarà positiva. Dobbiamo riconquistare questi investitori con politiche credibili».
Lei è riuscita a imporre in molte parti d’Europa la sua pur discussa politica di risanamento. Ne è soddisfatta, o teme risentimenti?
«Una serie di Paesi membri della Ue ha sempre seguito questa linea: basta guardare ai nostri vicini olandesi, alla Finlandia, ai paesi baltici, a paesi dell’Europa orientale. Credo che si sia imposta la convinzione che la difficile situazione dell’euro non è una crisi dell’euro in sé. L’euro è una valuta stabile. Ha impedito un’alta inflazione nell’eurozona. Ma l’indebitamento di alcuni Stati ha portato a grandi tensioni nell’area della moneta unica. Su questa analisi siamo concordi, ai vertici dobbiamo sempre decidere all’unanimità . La decisione di iscrivere nelle Costituzioni un tetto al debito è stata unanime. Ma mentre procediamo a politiche di consolidamento, è necessario riflettere su come stimolare meglio la crescita. Per me la realtà più sconcertante in Europa è l’alta disoccupazione, specie giovanile. In media oltre il 20%, nel caso spagnolo oltre il 40. Per riconquistare la fiducia dei mercati, condurre solide politiche di bilancio è necessario ma non sufficiente. Occorre anche vedere se con riforme del mercato del lavoro riusciremo a dare migliori speranze di lavoro ai giovani. Il vertice europeo di fine gennaio dovrà affrontare questo tema».
La Grecia è ancora salvabile?
«Le questioni della stabilità e del futuro dell’euro, del debito degli Stati dell’eurozona, non sono risolvibili in pochi giorni o in pochi mesi. E’ un processo lungo, così come è stato lunga la crescita dei debiti sovrani. La Grecia da sola non può sopportare il peso dei suoi debiti. Non ha un problema di liquidità a breve: ha così tanti debiti da non farcela da sola. Per questo negoziamo una ristrutturazione, cioè un condono del debito dell’ordine del 50%. Con l’obiettivo di ridurre il debito greco nel 2020 al 120% del Pil, cioè al livello attuale del rapporto italiano debito/Pil. Allora si potrà presumere che Atene potrà tornare a rivolgersi ai mercati. Già questo fa capire che il problema greco non è ancora risolto».
Appoggia le critiche della Ue all’Ungheria di Orbà n?
«Ritengo giusto che la Commissione esamini se le leggi ungheresi – quanto a Costituzione o indipendenza della Banca centrale – siano conformi o meno con i principi europei. L’Ungheria come tutti i membri della Ue deve rispettarne i principi: anche libertà di stampa, o indipendenza della Bce e della Corte costituzionale”.
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