“Mills, è un giudizio politico contro di me”
MILANO – Mancano sette udienze, ma soprattutto 20 giorni per evitare la prescrizione. E la tensione intorno al processo contro Silvio Berlusconi, imputato per la corruzione dell’avvocato d’affari inglese David Mills, sale di ora in ora. Una serie di incognite fanno scendere le percentuali di arrivare almeno alla sentenza di primo grado. Il pool difensivo del Cavaliere, ieri, non ha escluso di mettere in campo un colpo ad effetto. Come chiedere al collegio presieduto da Francesca Vitale di pronunciare una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione già la prossima settimana. Così si è intuito durante la terza udienza dedicata all’audizione in videoconferenza da Londra dello stesso Mills. Ci sarebbero, infatti, ipotesi discordanti sulla data esatta in cui scatta la prescrizione. Per i giudici sarebbe certamente il 14 febbraio. I legali Ghedini e Longo, sembrano indicare almeno tre giorni prima.
Di certo, per salvare almeno parzialmente un processo che, ormai, dura da otto anni, si deve sperare che tutti gli ultimi testimoni convocati per le prossime udienze, si presentino in aula, senza presentare un impedimento dell’ultima ora. Altrimenti il lavoro della procura andrebbe direttamente nel cestino. Una eventualità che ieri si è di fatto augurato lo stesso Berlusconi, presente in aula, in una sortita a dir poco inconsueta. «Potevate togliervi dall’imbarazzo (chiedere l’archiviazione, ndr). Così non migliorate la vostra immagine», le parole dette dal Cavaliere a metà pomeriggio, avvicinando il pm milanese Fabio De Pasquale. Il magistrato non ha colto la provocazione, ed è rimasto in silenzio. Poi, però, davanti alle telecamere, l’imputato ha attaccato nuovamente i magistrati. «Quello in corso è un esempio di processo politico. Sono completamente estraneo alla vicenda».
In aula, invece, un duro battibecco si è registrato tra le difese e il presidente del collegio Francesca Vitale. Ghedini è stato interrotto nel momento in cui ha iniziato l’esame di Mills. I giudici lo hanno invitato a «sintetizzare le domande». E, a questo punto, il legale è sbottato. «State facendo un processo anomalo, una corsa contro il tempo che non si fa neanche nei processi con detenuti, avete fatto un calendario di udienze che non si è mai visto al mondo, perché il tribunale teme la prescrizione, ma un tribunale non dovrebbe temerla». E poi ancora: «Ci avete tolto tutti i testimoni». Il giudice Vitale ha replicato: «Queste lamentele potranno essere oggetto di ricorso in Cassazione». Un’affermazione che ha ulteriormente indispettito Ghedini: «Allora prendiamo atto – ha detto alzando la voce – che il provvedimento del tribunale sarà di condanna».
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