“Liberalizzare servizi pubblici, energia e Poste”

by Sergio Segio | 6 Gennaio 2012 9:31

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Semplificare, liberalizzare, dare una scossa all’economia rimuovendo qualsiasi ostacolo che possa frenare la competitività , la concorrenza e la crescita del Paese. Sono questi le linee che l’Antitrust affida a un pacchetto di proposte presentato ieri all’Esecutivo e al Parlamento. Suggerimenti che Palazzo Chigi ha già  detto di voler tenere in grande conto, precisando che da lì il governo partirà  per varare – entro la fine del mese – un sostanzioso pacchetto di liberalizzazioni. Gli interventi necessari per tagliare i lacci che imprigionano il mercato, secondo l’Antitrust, sono tanti e vari: si va dai servizi pubblici alle Poste, dai trasporti alle banche, dalle professioni ai negozi. Bisogna intervenire sui taxi (con l’aumento delle licenze in circolazione) e sulle farmacie (più aperture e liberalizzazione per i farmaci di fascia C, quelli per i quali si deve presentare ricetta, ma che sono totalmente a carico del paziente). Progetti già  annunciati, poi accantonati dal governo Monti e che ora tornano prepotentemente alla ribalta. Ma c’è molto altro ancora: l’Antitrust guidata da Giovanni Pitruzzella suggerisce anche di cambiare le regole sugli appalti pubblici e chiede di aumentare le sanzioni previste per chi “tradisce” i consumatori praticando la pubblicità  ingannevole. L’Autorità  per la Concorrenza e il Mercato vuole interventi decisi (chiede per esempio di separare Banco Posta, la società  che raccoglie i servizi finanziari, dalla casa madre Poste Italiane o prevedere una sorta di norma tagliola contro il rigenerarsi della burocrazia). Ma invita anche a prestare molta attenzione alle possibili conseguenze delle profonde novità . «L’urgenza chiede di non indugiare – si legge nel testo inviato a governo e Parlamento – ma non vanno sottovalutati i costi sociali legati, nel brevissimo periodo, alle liberalizzazioni». Quindi, secondo l’autorità , è necessario accompagnare le riforme «con interventi che garantiscano l’equità  sociale e che favoriscano, anche attraverso le opportune riforme del diritto del lavoro, opportunità  di inserimento per i soggetti che ne uscissero particolarmente penalizzati».

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