by Editore | 20 Gennaio 2012 5:24
ROMA – «Sono fiducioso su quanto sta facendo l’Italia per utilizzare i Fondi strutturali europei. Sono ottimista. La sfida è importante perché, se l’Italia utilizzasse a pieno ed in modo efficiente queste risorse, potrebbe contare su un incremento della crescita che va dallo 0,5 all’1 per cento del Pil». Johannes Hahn, commissario europeo per le Politiche regionali, l’uomo che manovra il rubinetto delle risorse finanziarie destinate allo sviluppo soprattutto delle aree svantaggiate come il Sud, è in Italia per fare il punto con il governo e con lo stesso premier Mario Monti. Lo incontriamo nelle sede romana della Commissione, al termine di un tour che lo ha portato in Campania e in Liguria.
Commissario Hahn, l’Italia risulta storicamente in ritardo nell’utilizzo dei Fondi europei. Qualcosa sta cambiando?
«L’Italia riuscirà a rispettare gli impegni sui Fondi europei. Il piano di azione messo in campo dal ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, che sento regolarmente al telefono e con il quale ho un ottimo rapporto personale, è apprezzabile. Consente di riprogrammare 3,1 miliardi su progetti che riguardano l’occupazione, l’agenda digitale, le reti ferroviarie e l’istruzione. Di questi un miliardo è destinato all’istruzione, dalla formazione alla costruzione di scuole».
Come giudica la qualità dei progetti presentati dal governo e dalle Regioni italiane?
«I progetti predisposti sono buoni. Sono stato in Campania e ho incontrato il presidente della Regione Stefano Caldoro. L’ampliamento del porto di Napoli, che consentirà di ospitare più container e navi da crociera, è apprezzabile. Sono fiducioso anche sugli interventi per l’area archeologica di Pompei».
Perché spesso non riusciamo ad utilizzare i Fondi?
«Ripeto che il governo italiano è molto determinato. In termini generali non mancano le capacità e l’esperienza. Quello che manca è spesso l’organizzazione».
Troppa burocrazia?
«Direi che ci sono problemi che attengono alla scarsa chiarezza nell’attribuzione delle linee di responsabilità . Spesso ci sono due ministri e due governi regionali che operano sulla stessa questione».
Molti dei progetti italiani volti a riprogrammare e a rendere riutilizzabili i Fondi europei riguardano l’istruzione. I finanziamenti sono destinati agli edifici scolastici, al potenziamento dei laboratori, alle competenze degli studenti e alla dispersione scolastica. E’ una linea che la Commissione apprezza?
«Senz’altro, come le dicevo di quei 3,1 miliardi, circa uno è destinato alla scuola. Se l’Europa vuole accrescere la propria competitività , deve puntare sui giovani. Dobbiamo ridurre le quote di abbandono scolastico: in Italia è pari al 19 per cento, mentre la media dell’Europa è il 14 per cento».
Dall’Europa arriva rigore, ma anche sviluppo. Quanto possono dare all’Italia in termini di crescita i Fondi strutturali?
«L’impatto di un utilizzo efficiente può rappresentare un aiuto alla crescita tra lo 0,5 e l’1 per cento di Pil, naturalmente l’impatto non è immediato: è una scommessa sul futuro. In questa chiave è importate il rapporto redatto Mario Monti, allora presidente della Bocconi: un buon utilizzo dei Fondi e l’ampliamento del mercato unico sono due facce della stessa medaglia. Vorrei che la filosofia della solidarietà fosse coniugata con quella di un buon investimento».
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