“Italia affidabile, nulla da chiedere alla Merkel”

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LONDRA – Lo scopo della full immersion londinese Mario Monti lo denuncia in mattinata: «Convincerò i mercati che l’Italia è solida». Conta la bilaterale con il premier David Cameron e con con il suo vice Nick Clegg, conta l’incontro con il capo dei laburisti David Milliband. Ma quel che importa di più al presidente del Consiglio è il faccia a faccia con i “cardinali” della City, coloro che ogni giorno trattano il debito italiano e possono decidere le sorti del Paese. Spiegare e rassicurare, è la mission del Professore che in mattinata vede anche i vertici del Financial Times, il quotidiano che influenza gli operatori finanziari di tutto il globo. Poi un lungo confronto a porte chiuse con 120 big del London Stock Exchange per convincerli a tornare su Bot e Btp in modo da far calare lo spread. Nel tardo pomeriggio una lezione alla London School of Economics, il tempio universitario della City.
Il premier viene accolto da un editoriale del Financial Times che esorta i leader europei ad aiutare «i due Super-Mario», Monti e Draghi, a portare l’euro fuori dalla crisi. L’incontro con Cameron si chiude in pareggio. Monti non riesce a riportare gli inglesi nel Trattato sull’Unione fiscale, il nuovo testo europeo sul rigore dai quali si sono chiamati fuori a dicembre. Ma ottiene una forte sponda per far adottare dalla Ue (già  al summit del 30 gennaio) una strategia per la crescita economica. «Monti è un leader forte», dice Cameron, «il mercato unico è una risorsa unica» e «l’economia europea ha bisogno di cure».
A Downing Street è un siparietto a segnare politicamente la giornata. Un cronista riporta che la Merkel (stizzita) ha detto di non sapere cosa la Germania possa fare in più per aiutare l’euro. «Suggerimenti per la Cancelliera?». Cameron esita, poi si mette a ridere e chiede a Monti se voglia rispondere lui. «Con grande piacere, primo ministro», risponde il professore con ironia. Risatine che ricordano quelle con le quali la Merkel e Sarkozy tre mesi fa “licenziarono” Berlusconi. Certo, in questo caso nessuno pensa di mandare a casa Frau Merkel, ma pressarla perché apra a una soluzione sistemica dei problemi dell’euro sì. Come dimostra la risposta di Monti: «Non abbiamo niente da chiedere alla Germania, il problema riconosciuto anche dai mercati è una governance dell’eurozona non all’altezza della sfida». Insomma, il rigore caro a Berlino non basta più. E un fuori-onda pubblicato dal settimanale satirico Le Canard Enchaine dimostra come la pensi Sarkozy: «Il problema è la governance europea, paghiamo cara l’ortodossia tedesca. Da mesi dico che la Bce deve avere un ruolo maggiore e non può giocare a nascondino, questo è il cuore del problema». E in serata arriva l’allarme del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker: l’eurozona è «sull’orlo della recessione», bisogna «risanare le finanze ma anche mettere in atto una politica di vera crescita». 
Ai 120 investitori della City Monti snocciola quanto ha fatto il suo governo fino ad oggi e quanto farà , a partire dalle liberalizzazioni e dalla riforma del mercato del lavoro. «I nostri provvedimenti – assicura – porteranno l’Italia fuori dalla lista dei problemi della zona euro». 
Chiusura con polemica. Con veemenza un cronista della Bbc chiede a Monti perché gli inglesi debbano pagare «i disastri di quel buffone di Mr. Berlusconi». Monti risponde sarcastico: «Che io sappia l’Italia non è costata un penny ai contribuenti britannici». Poi la difesa del Cavaliere, che Monti si cura di non attaccare mai: «Lei ha fatto delle considerazioni personali sull’ultimo premier, ma non vedo legami tra la sua personalità  e un peso fiscale per gli inglesi».


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