“Giusto tagliare i privilegi ma quei dati sono fuorvianti”

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ROMA – «Io dico tagliate tutto quello che volete, i parlamentari devono dimostrare che hanno a cuore solo l’interesse del Paese. Se per recuperare prestigio dobbiamo dare tutto, diamo anche tutto». Rocco Buttiglione, Udc, vicepresidente della Camera, ha già  fatto questa proposta a Gianfranco Fini. E la ripeterà , in ufficio di presidenza, quando si tratterà  di decidere come, e soprattutto quanto, tagliare le indennità  dei parlamentari in Italia. Risponde da Bruxelles, è dalla figlia per le feste, e ha bene in mente sia il modello europeo che le differenze tra i vari paesi. 
Quindi è d’accordo, gli stipendi dei parlamentari italiani sono i più alti d’Europa? 
«Non è vero che gli italiani costano di più dei tedeschi e dei francesi: loro hanno contributi molto più alti per pagare i collaboratori. E si dimentica, ad esempio, che in Germania un parlamentare non paga contributi per la pensione, che pure riceve. I risultati emersi dalla commissione Giovannini non sono il massimo dell’esattezza scientifica, e rischiano di dare forza a una campagna che discredita il Parlamento». 
Sono numeri però, difficili da contraddire. Cosa farà  l’ufficio di presidenza di Montecitorio quando si tratterà  di decidere?
«Io proporrò di tagliare più di quello che imporrebbe un vero paragone con gli altri Paesi europei. Lasciamo perdere i parametri, tagliamo lo stesso e facciamo un patto: i parlamentari si adattino a vivere in modo contenuto, non dico povero perché rispetto alle condizioni in cui versano moltissimi italiani, qualunque taglio li lascerà  in condizioni di agiatezza. Si restituisca loro, però, la credibilità  che serve per fare questo mestiere». 
Ammetterà  che di privilegi ce ne sono molti, dai vitalizi alla libera circolazione aerea e ferroviaria. 
«Ci sono due cose vere, tra le critiche che vengono mosse. Una l’abbiamo rimessa a posto: le pensioni non erano in linea col resto d’Europa e si basavano su un sistema molto vantaggioso. La riforma dei vitalizi era ineludibile e giusta, a fronte dei sacrifici chiesti ai pensionati per arginare la crisi». 
L’altra?
«L’altra cosa che c’è e dà  la stura a molti equivoci è la storia dei collaboratori. In Germania per i loro stipendi il Parlamento paga 4 volte di più, la differenza è che lì quei soldi un deputato non può intascarseli in nessun caso: indica le persone che vuole prendere, e quelle vengono assunte dal gruppo parlamentare. Il sistema del forfait è più comodo e, secondo me, costa anche di meno, annulla le spese amministrative. Però, per togliere ogni dubbio, facciamo come in Germania, e aggiungiamo anche il rimborso a pie’ di lista per le spese di viaggio». 
Lo dice come fosse una concessione. 
«No, dico solo: facciamo quello che è necessario e con uno spirito di grande responsabilità . Non è un momento in cui i parlamentari possono difendere i loro privilegi, e neanche i loro diritti».


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