“Ebrei perseguitati perché rompic…” condannato ex direttore della ‘Voce’

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“A me comincia a nascere il sospetto che un popolo per aver subito quaranta persecuzioni in duemila anni, sempre ‘vittima’ non dev’essere stato. Quanto meno un po’ rompicoglioni lo è”. Sono frasi come questa, di sapore antisemita, che hanno convinto la Corte d’appello di Brescia a condannare Davide Mattellini (ex direttore della Voce di Mantova) e Vidiemme (cooperativa editrice del quotidiano) a un cospicuo risarcimento danni in favore della comunità  ebraica. La polemica esplode l’estate del 2005, quando la Voce pubblica il controverso articolo intitolato ‘Ora anche gli ebrei contro la croce’, un pezzo sul simbolo della Croce Rossa, storicamente contestato dallo Stato di Israele (non dal punto di vista religioso, ma come emblema dell’organizzazione umanitaria internazionale).

“Accontentare i sottanoni degli arabi o gli israeliani con i trecciolini che si inzuccano contro un muro – scriveva Mattellini sul tema – è una bestemmia bella e buona”. La comunità  ebraica scelse di replicare con una lettera spedita al quotidiano, definendo “antisemite” le righe del direttore. Il quale, nella risposta alla lettera, sparò a zero: “Un popolo per aver subito quaranta persecuzioni in duemila anni, sempre ‘vittima’ non dev’essere stato. Quanto meno un po’ rompicoglioni lo è”. A questo punto Comunità  ebraica di Mantova e Ucei ricorsero al tribunale, che tuttavia in primo grado condannò Davide Mattellini e Vidiemme al risarcimento di una cifra puramente simbolica (più pesante, invece, la condanna per un lettore della Voce, anche lui citato in giudizio e autore di una lettera pubblicata sul quotidiano e definita dai giudici “palesemente razzista”).

Poche settimane fa, la sentenza della Corte d’appello di Brescia che ribalta il primo grado, definisce le parole dell’ex direttore “diffamatorie, volte indubbiamente a finalità  di discriminazione razziale e religiosa” e condanna Mattellini e Vidiemme a risarcire con quasi 80mila euro la comunità  ebraica. Mattellini non è più direttore della Voce (già  nel 2005, in seguito alle polemiche sugli articoli “antisemiti”, fu sospeso dall’Ordine dei giornalisti), ma continua a collaborare con il quotidiano di Mantova. “Questa è una sentenza molto ingiusta – commenta – Chi mi conosce bene sa che posso essere provocatorio e polemico, ma mai e poi mai razzista o antisemita. Insomma, si sta organizzando una Norimberga per alcune battutacce da bar”.

Il vicepresidente della Comunità  ebraica di Mantova, Emanuele Colorni, apprezza invece la sentenza del tribunale: “Erano state utilizzate parole violente, evidentemente antisemite. I soldi del risarcimento verranno devoluti in beneficenza”. Risarcimento che rischia di mettere in ginocchio le casse della Voce di Mantova: “In quegli articoli sono state usate parole sbagliate – spiega il direttore Romano Gandossi – e so che quando si sbaglia è giusto pagare. Ma il nostro è un piccolo quotidiano locale: e un risarcimento così oneroso ci mette in difficoltà “.


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