“Benvenuti in Italia” i giovani migranti guardano il nostro paese
Nasir, ventenne afghano, racconta una barzelletta: «Sulla scialuppa ci sono un afgano, un marocchino, un italiano. La barca è pesante e ognuno deve buttare qualcosa: l’afghano getta il kalashnikov, il marocchino un sacco di cous cous, l’italiano butta il marocchino». In Benvenuti in Italia si ride amaro. Il titolo richiama le recenti commedie bonarie sugli stereotipi italiani, ma si tratta invece di un documentario che racconta il nostro paese attraverso lo sguardo degli immigrati. Cinque cortometraggi scritti, diretti e girati da ragazzi e ragazze che non avevano mai preso una telecamera in mano e che hanno seguito un corso di formazione. Un mosaico di storie che cercano una prospettiva interna alla condizione migrante ma che sono anche istantanee del nostro sistema di accoglienza. Oggi, in occasione del Giorno della Memoria, saranno proiettati in contemporanea a Roma, Venezia, Verona, Milano, Napoli.
Si parte con la storia di Aluk Amiri, rifugiato afghano giunto in Italia a 15 anni. Attraverso il suo alter ego Nasir racconta i dubbi sul futuro (perché «questo paese a differenza di altri ti dà i documenti ma poi ti abbandona a te stesso») mentre festeggia il diciottesimo compleanno in una casa famiglia di Venezia. Zakaria Mohamed Ali, costretto a fuggire da Mogadiscio dopo l’omicidio del suo maestro di giornalismo, racconta le speranze di fama di Dadir, campione di calcio affermato nel suo paese e oggi costretto a viaggiare senza biglietto sul treno Milano-Roma, per poter giocare con la nazionale somala nella capitale. Hevi Dilara, rifugiata curda, poetessa, mette in scena lo smarrimento di una giovane coppia con un bimba appena arrivata al centro di accoglienza di Ercolano. Il burkinabè Hamed Dera racconta, attraverso un alter ego femminile, l’attività della pensione-ristorante “chez Margherita”, punto di riferimento della comunità burkinabè a Napoli, poco prima che venga chiusa. L’ultimo corto è firmato dall’unico professionista: Dagmawi Yimer, regista etiope, rifugiato sbarcato a Lampedusa, ritrae la vita quotidiana dell’attore e maestro senegalese Mohamed Ba. Lo segue mentre insegna ai bambini la diversità culturale, mentre fa le prove di uno spettacolo teatrale tratto da Kafka. Il momento più forte del filmato è il racconto di Mohamed di quando, alla fermata del bus, è stato accoltellato da un ragazzo con il cranio rasato, due volte: “C’è qualcosa che non va”, la frase dell’aggressore prima dell’assalto. Il senegalese, è rimasto straidato a terra nel sangue, tra l’indifferenza dei passanti, per più di un’ora, prima di essere portato in ospedale. «Ho dovuto imparare a convivere con la paura, so che lui è ancora lì, e potrebbe aggredire le mie figlie», racconta Mohamed, e riflette: «Il tempo dei gladiatori è superato, il beduino usa internet, non troveremo mai una scusa per dire che non c’erano le condizioni per sederci e confrontarci».
Tra i promotori dell’iniziativa cinematografica ci sono Moni Ovadia, Alessandro Portelli e Alessandro Trivulzi: «Oggi è necessaria una riflessione sulla condizione del migrante che faccia i conti con la memoria della discriminazione e del dispregio razziale e culturale che ha accompagnato le politiche migratorie del governo italiano negli ultimi venti anni». Da domani Benvenuti in Italia potrà essere richiesto sul sito dell’Archivio delle Memorie Migranti (AMM) all’indirizzo: www. archiviomemoriemigranti. net
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