“Anche con una vita blindata continui a fare il suo lavoro”

by Editore | 12 Gennaio 2012 8:55

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NAPOLI – «Nel mio lavoro non è cambiato nulla. Amo troppo questa professione e non ho mai avuto dubbi su quale fosse l’unica cosa da fare: continuare a scrivere come ho sempre fatto». Rosaria Capacchione, cronista del “Mattino”, ha 51 anni, è professionista da 29, da quattro vive sotto scorta dopo le minacce contenute in un’istanza letta in aula dall’avvocato di due boss del clan camorristico dei Casalesi: il più eclatante di una serie di episodi iniziati nel 1990 e proseguiti anche in tempi recentissimi. 
Come vive un giornalista “blindato”? 
«Gli orari sono gli stessi e l’attività  lavorativa anche. In termini di libertà  personale, invece, la mia vita certamente non è più la stessa. È anche un discorso di carattere psicologico. Ci sono una serie di cose che non fai più. E non per paura, ma magari perché non ti va di coinvolgere le persone che sono con te».
Ad esempio?
Prima, quando lavoravo a Caserta, chiuso il giornale spesso andavo a Napoli per una passeggia. Non ho più quest’abitudine e altre le ho cambiate, ad esempio, per i periodi di festa: è Natale e Capodanno anche per chi lavora nelle scorte. A cinema poi non vado da un paio d’anni. Me lo ricordo perché il film era Gomorra. Ma quella era una cosa a metà  tra il piacere e la professione».
Cosa sente di dire a Giovanni Tizian?
«Continua a fare il tuo lavoro».

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