by Editore | 26 Gennaio 2012 9:40
Di povera gente. Forse diecimila persone di una favela di San Paolo avevano negli anni auto-costruito casette su un terreno di proprietà di uno speculatore immobiliare a suo tempo condannato per imbrogli, fuggito dal Brasile, tornato in patria e ora così influente da spingere il governatore dello Stato di San Paolo a mobilitare la Policia Militar, nota per la sua brutalità , a sgomberare Pinherinho. Pare nove morti, tra cui una bambina, molti scomparsi o arrestati in modo sommario (come il responsabile del Movimento dos Trabalhadores Sin Teto), migliaia spinti con la violenza verso il nulla. Ad alcuni, generose, le autorità hanno offerto un biglietto di sola andata “verso il nord”, dove le terre vengono scippate agli indigeni. Se andate sul sito brasiliano www.outraspalavras.net troverete anche un video – in portoghese, va da sé – dove la storia è raccontata, e ricostruita, in modo molto efficace, da un collettivo di giornalisti indipendenti. Il video compare a un giorno dallo sgombero sanguinoso. Proteste ci sono state in tutto il Brasile.
Bene, in che modo questa vicenda – come le migliaia di altre simili, di brutalità contro i poveri, che avvengono in tutto il mondo – ci riguarda? Lasciamo da parte l’etica, o la coscienza di far parte di un mondo unificato, nel bene e soprattutto nel male. Concetti astratti. Guardiamo invece alla Sicilia. L’altro giorno migliaia di agricoltori, camionisti, pescatori e studenti hanno marciato a Palermo sotto insegne misteriose: quelle del “Movimento dei Forconi”. Che roba è? Di sinistra o di destra? Vandea o rivoluzione? Gino Sturniolo, che è il portavoce dei No Ponte di Messina (movimento ormai benedetto da tutti, dopo che perfino il governo della Crescita ha dovuto ammettere l’idiozia del Ponte sullo Stretto), scrive sul sito di Democrazia km zero alcune cose ragionevoli. Ad esempio che quel movimento «porta in piazza il popolo, le famiglie, tutta la semplicità della gente comune che incontri normalmente per strada, sul treno, al bar, al supermercato, laddove i movimenti spesso stabiliscono convenzioni estetiche e perimetri culturali difficilmente permeabili e/o si collocano su un terreno dopolavoristico disinteressato alle condizioni materiali. La semplicità della composizione dei blocchi (dei Forconi. ndr) si manifesta, per altro, nella retorica dei comizi fatti di parole antiche e riferimenti culturali discutibili». Sturniolo si spinge fino a un parallelo con il “general strike” organizzato da Occupy a Oakland in novembre: uno sciopero “cittadino”. Sola forma di protesta efficace contro il capitalismo finanz-territoriale. Ma, più banalmente, chi si è chiesto perché a protestare, in Sicilia, siano prima di tutto studenti, agricoltori, pescatori e camionisti? A quale snodo del capitale corrispondono queste categorie sociali del sud d’Italia (e d’Europa)?
Se abbiamo una speranza è che la gente delle favelas e la gente dei sud, e i cittadini in generale, trovino il modo di ristabilire la loro sovranità su se stessi.
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