Piano sul lavoro, incontro di tre ore
ROMA — Mercato del lavoro, si va avanti ma senza più documenti del governo. La trattativa con le parti sociali riprenderà con un nuovo incontro a metà della prossima settimana, forse mercoledì. Nel frattempo, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, non invierà una sua nuova proposta ai sindacati e alle associazioni imprenditoriali. Si farà invece una trattativa aperta, ma senza rinunciare all’obiettivo di una riforma vera. Questa, in sintesi, la conclusione del lungo vertice a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, Fornero, e il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli.
Una riunione alla fine di una giornata nella quale Monti ha messo a punto le prossime mosse sia sul fronte interno sia su quello estero. Di quest’ultimo soprattutto ha parlato nella colazione di lavoro al Quirinale col presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in vista del Consiglio europeo di lunedì. Quanto al fronte interno, Monti ha rivisto il decreto legge sulle semplificazioni che sarà approvato oggi e poi, in serata appunto, ha esaminato il dossier della riforma del lavoro, che resta un punto fermo del governo, sia per convinzione sia per rispettare gli impegni presi con l’Unione europea.
La trattativa, la scorsa settimana, è partita male. Fornero, che aveva portato un documento di linee guida, si è trovata di fronte a reazioni negative dei sindacati e delle imprese rispetto alle sue proposte di profonda revisione dei contratti e degli ammortizzatori sociali. Le parti sociali si sono in particolare unite a difesa della cassa integrazione straordinaria, che per il ministro andrebbe ricondotta a intervento eccezionale mentre ora spesso fa da anticamera ai prepensionamenti. Adesso si riparte da zero. Ma con gli stessi obiettivi ambiziosi. È convinzione del governo infatti che i temi del contratto per i giovani, della flessibilità , anche «in uscita» (licenziamenti), e degli ammortizzatori sociali per tutti debbano essere affrontati e risolti. Di questo devono convincersi anche le parti sociali. In questo senso, l’ipotesi di un «avviso comune» tra sindacati e imprese potrebbe essere utile solo se non servisse a conservare l’esistente. Perché, non si stanca di ripetere Fornero ai suoi collaboratori, «se sindacati e associazioni delle imprese ritengono che il nostro mercato del lavoro vada bene così, allora dovrebbero spiegarlo anche a quelli che non rappresentano». Piccoli aggiustamenti, si sono detti ieri Monti e Fornero, non servirebbero a dare quello scossone necessario per aumentare l’occupazione e il reddito, in particolare dei giovani. Il ministro farà di tutto per convincere le parti sociali. Se non ci riuscirà , sarà il presidente del Consiglio a decidere cosa fare. Se invece la trattativa imboccherà il binario giusto, allora si entrerà nel merito anche delle risorse necessarie. Per ora Grilli non mette a disposizione nulla, ma le cose potrebbero cambiare.
Monti è moderatamente ottimista, anche sul fronte estero. Nel corso del pranzo con Napolitano c’è stato del resto un buon motivo di soddisfazione: il ritorno di molti investitori stranieri sui nostri titoli pubblici. «Una dimostrazione di concreta fiducia nel nostro Paese», si rilevava ieri a palazzo Chigi. Sia Monti sia il ministro per le Politiche europee Enzo Moavero, che ha tessuto un’efficace tela diplomatica toccando quasi una dozzina di capitali europee, hanno illustrato a Napolitano le ragioni per cui l’Italia si sente al momento garantita dalle regole stabilite per il progressivo rientro del debito entro la quota del 60% del Pil, e quelle tecniche per cui il resto del cosiddetto Fiscal Compact, il patto di bilancio che sarà approvato a marzo, è ormai più che positivo. Ma il giro di tavolo è servito anche per fissare i motivi di un’altra soddisfazione: nelle conclusioni di Bruxelles, con un contributo del governo italiano, si parlerà per la prima volta di finanziamenti Ue alle piccole imprese e per i giovani.
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