Perché pisciano nel vaso

by Sergio Segio | 14 Gennaio 2012 17:37

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Ma qual è l’inammissibilità  e la vergogna, se non quella della guerra? Che continua, estesa ormai a buona parte del Pakistan, con migliaia di vittime civili non solo per responsabilità  dei combattenti talebani ma per le bombe salvifiche sganciate coraggiosamente dall’alto dei cieli dai bombardieri della Nato. Per quei massacri, come del resto per questa foto «deplorevole» aprono inchieste. Una litania di «aperture d’inchieste». Come hanno fatto per Abu Ghraib, anche lì c’erano le foto «ricordo di guerra», e come hanno fatto per Guantanamo. Scaricando le colpe sulle vite dei soldati travolti dallo strapotere affidatogli di uccidere giustamente perché la guerra è «giusta». Eppure l’atrocità  giuridica e disumana del carcere di Guantanamo sta sempre lì, anzi è diventata eterna, mentre Abu Ghraib è solo un ricordo per fare, prima o poi, un film, com’è accaduto per molte stragi americane in Iraq, a partire da quella cancellata dalle inchieste di «Aditha». Con abile situazionismo alla rovescia, lo spettacolo deve continuare, la coscienza culturale-produttiva dell’America è accontentata. Salvo non impegnarsi politicamente a processare le responsabilità  primarie di chi ha voluto a tutti i costi quella guerra. Che poteva essere evitata. E che scattò nell’ottobre 2001 come vendetta dell’11 settembre, contro i talebani che quell’evento non avevano certo determinato.
E oggi infatti, dopo essere stati dipinti come il male assoluto dell’umanità , i talebani diventano all’improvviso interlocutori di un necessario processo di pace. Intanto mandano a dire – e c’è da credergli – che l’immagine dell’urina sui cadaveri dei loro caduti non farà  altro che «dare più forza alla jihad».
Così i peggiori criminali di guerra della nostra epoca, siccome sono stati inquilini della Casa bianca, moriranno tranquilli nei loro letti come eroi nazionali. Nessuno di loro negli Stati uniti pagherà  mai né ha mai pagato. Non è giustizialismo questa denuncia, ma la convinzione che sia questa impunità  ad aiutare e sostenere il disprezzo dei vinti sul campo di battaglia, come dimostra il filmato dei quattro «nostri» ragazzi, e insieme ad aiutare la preparazione di nuove guerre. Ne stanno preparando almeno altre due, più feroci dell’Iraq, dell’Afghanistan e della Libia messe assieme.
Ecco perché i quattro giovani marine eroicamente impegnati a dileggiare i corpi di talebani morti, non «pisciano fuori del vaso» – è la frase idiomatica che equivale a dire «sbagliano obiettivo» o «non colgono il centro». Quell’immagine atroce è una fotocopia sbiadita della ferocia e dell’attualità  della guerra e dei suoi colpevoli. Resta da chiedersi, che democrazia sia quella statunitense – mentre l’Italia nemmeno ha preso posizione sull’accaduto pur sostenendo in armi quel conflitto – che per esistere ha bisogno di guerre e di vittime. E di criminali.

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