Osapp: “Basta con i palliativi, ora serve un’amnistia”

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“I sostanziali fallimenti delle piu’ recenti politiche penitenziarie, a cui temiamo non voglia sottrarsi neanche l’attuale governo Monti- prosegue il sindacalista- risultano di tutta evidenza se si considera che i detenuti presenti al 31 dicembre 2010 erano 68.075 per 44.874 posti-letto mentre lo scorso 31 dicembre 2011 in carcere vi erano 66.380 detenuti per 45.700 posti disponibili e, quindi, con differenze minime che vanno dal 2,5% in meno per la popolazione detenuta (-1.695) all’1,8 in piu’ riguardo alla capacita’ alloggiativa delle carceri italiane (+826 posti)”. Secondo l’Osapp sono “pressoche’ immodificati in 12 mesi anche i dati del sovraffollamento nelle 8 regioni italiane su 20 (Calabria, Friuli, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia Valle d’Aosta e Veneto) in cui la popolazione detenuta presente e’ superiore a qualsiasi capienza detentiva tollerabile, con spazi alloggiativi, in celle occupate per 20 ore ogni giorno che raramente superano i 2 metri quadrati pro-capite e con il costante ricorso ai materassi sui pavimenti”. “Altrettanto deludenti, poi, i dati riguardanti i poliziotti penitenziari in servizio negli istituti di pena- indica ancora il leader dell’Osapp- che vanno dalle 38.364 unita’ in servizio a fine 2010 alle attuali 38.060 (810 assunzioni e 1.014 pensionamenti) rispetto ad un organico individuato nel 1992 in 44.620 unita’ nei ruoli non direttivi del corpo e, quindi, con una carenza di 6.560 unita’”. “Se a tali risultati deludenti, si aggiungono: un numero di recidive che, per coloro che scontano la pena in carcere, continua ad essere superiore al 60% e con percentuali, invece, dimezzate per chi e’ sottoposto a misure alternative, il crescente rapporto tra la popolazione detenuta in carcere e il numero dei suicidi, nonche’ gli ingentissimi stanziamenti che l’attuale sistema penitenziario continua a richiedere e che per la sola edilizia nel 2011 hanno superato i 700 milioni di euro- conclude Beneduci- ci si rende necessariamente conto che nel Paese il ricorso alle pene detentive debba essere ricondotto alle situazioni di maggiore gravita’ e rischio e che sia necessario abbandonare gli attuali palliativi, per misure di immediato impatto deflattivo, a partire da un provvedimento di amnistia ogni giorno meno differibile”. (DIRE) © Copyright Redattore Sociale


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