Oggi Corrado Passera scopre le carte

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GENOVA. L’incontro di stamattina col neoministro allo sviluppo Corrado Passera rivelerà  se il nuovo governo ha elaborato un piano industriale su una delle aziende di stato, la Fincantieri.
Dopo l’accordo separato firmato da Fim e Uilm con l’azienda il 21 dicembre scorso con cassa integrazione ed esuberi per oltre 3600 degli 8 mila dipendenti tra qui e il 2013, oggi dovrebbe emergere la visione complessiva sul futuro della cantieristica italiana di stato, le strategie, gli investimenti e la ricerca. Almeno questo è quel che sperano i sindacati come se il governo di SuperMario potesse cancellare in pochi minuti i lunghi silenzi e il discreto menefreghismo dei governi precedenti.
Naturalmente l’incontro viene affrontato con parecchi distinguo.
La Fiom, che all’intesa separata del 21 dicembre ha risposto con scioperi e mobilitazioni ad oltranza (l’ultima quella di ieri con l’apice dell’occupazione dell’aereoporto genovese la scorsa settimana) chiede il ritiro dell’accordo separato e la suddivisione delle commesse esistenti sugli otto siti italiani.
La Fim e la Uilm difendono ovviamente l’accordo, chiedono che il governo decida sulle Fremm (le navi militari) e sulla ristrutturazione dei cantieri di Sestri ponente e Castellamare visto che, per ora, sui due siti l’azienda prevede cassa integrazione per tutti e niente commesse.
Secondo i responsabili liguri Lorenzo Roncone (Fim) e Antonio Apa (Uilm) l’accordo firmato dopo ore di discussione e alla vigilia di Natale, permette ai lavoratori di avere stipendi sui 1.200 euro al mese anzichè i 750 della cig e tutti gli otto cantieri resteranno aperti. I due confederali però sanno che Fincantieri già  a dicembre ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di suddividere le commesse e quindi, ad esempio, altre navi crociera come la nuova Oceania, andrebbero a Monfalcone lasciando il deserto a Palermo e Genova: non a caso le proteste più dure e ancora in corso si sono viste nel cantiere siciliano. Ma è soprattutto sui numeri che l’accordo lascia dei margini di dubbio (o di contrattazione, a seconda dei punti di vista). Roncone su Sestri ha detto che sarebbe «contento se su 741 dipendenti finiti in cig l’azienda decidesse di destinare all’esubero solo 300-350». Come dire si pensa al futuro del cantiere col famoso ribaltamento a mare e i 60 milioni di euro di investimento previsti per allargare i moli e restituire secondo un accordo di programma firmato con gli enti locali una fetta di territorio alla città , a monte, verso il quartiere di Sestri ponente.
Insomma oggi si scopriranno le carte ed è tutto da vedere. Quel che è certo al momento è che a Genova l’Oceania in consegna è quasi finita e dopo marzo non c’è più lavoro e negli altri sette cantieri ci sono centinaia di dipendenti in cassa integrazione. Per non parlare del taglio di quelli delle ditte in appalto. Un sottobosco sul quale i sindacati hanno chiuso tutti e due gli occhi.
Raccogliendo le lamentele di molti operai ai cancelli sestresi su chi li rappresenta a Roma, il manifesto è andato a indagare su quanti sono gli iscritti nei cantieri.
L’azienda di stato, tramite il suo portavoce, risponde a una mail che non è possibile conoscere i dati sulle iscrizioni ai vari sindacati per ragioni di privacy.
Andando in Liguria, su poco meno di 2.700 dipendenti, la Uilm sostiene di avere 400 iscritti e la Fim 700. La Fiom ne dichiara 1.200. Quindi su 2.700 dipendenti, ben 2.500 sarebbero iscritti a un sindacato confederale. Onestamente sembra una percentuale un po’ alta.


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