Obama cambia capo dello staff: via il bipartisan Daley
In realtà più che a un capo di gabinetto, il chief of staff della Casa bianca somiglia all’onnipotente segretario della Presidenza del Consiglio (sarebbe il Gianni Letta del Silvio Berlusconi di turno).
Le ragioni di queste dimissioni sono chiare: Daley era stato scelto un anno fa per sostituire l’adrenalinico e combattivo Rahm Emanuel (nel frattempo eletto sindaco di Chicago). Daley, 63 anni, è figlio e fratello di due leggendari sindaci della città di Barack Obama (hanno governato Chicago per 43 degli ultimi 57 anni); è un banchiere ed è stato ministro del Commercio sotto Bill Clinton.
Alla fine del 2010 la scelta di Daley corrispondeva a una precisa scelta: i democratici avevano appena subìto una batosta nelle legislative di metà mandato, avevano perso la maggioranza alla Camera dei rappresentanti e Obama riteneva che fosse giunto il momento di procedere su una via bipartisan di cooperazione con i repubblicani e con Wall Street. Daley era l’uomo giusto per questa strategia, per carattere e come banchiere. Ma per collaborare bisogna essere in due. E i repubblicani, sull’onda del Tea Party, non avevano nessuna intenzione di essere cooperativi. Così hanno mandato a monte ogni tentativo di raggiungere un accordo, in particolare l’estate scorsa nel negoziato sul debito pubblico. La sconfitta di questa strategia bipartisan è ricaduta soprattutto su Daley che da quel momento sembrava una specie di dead man walking: infatti era stato affiancato da un fidato di Obama, Peter Rouse. A suo favore (e della strategia bipartisan) Daley poteva citare solo i trattati commerciali con Corea del sud, Panama e Colombia, approvati insieme ai repubblicani. E, va detto, un clima meno teso con Wall street.
Ma ora che è iniziata la campagna elettorale, Obama deve rimotivare il nucleo duro dei suoi sostenitori e spostarsi di nuovo a sinistra. E Lew è l’uomo giusto, poiché è un liberal (anche se pragmatico), mentre Daley era un democratico di destra. Ma né Daley né Lew hanno la statura o il peso per diventare le eminenze grige del presidente che sono stati Emanuel per Obama e Karl Rove per George Bush jr.
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