No al commissario
Il rifiuto unanime di tutti i partiti politici e dell’opinione pubblica greca di fronte all’ultima trovata di Angela Merkel che propone di commissariare il paese, le dure condizioni imposte dalla troika (Bce, Fmi e Ue) per il secondo pacchetto di salvataggio, l’estenuante trattativa con gli investitori privati per il taglio del debito, hanno costretto il premier Papadimos ad alzare la testa, almeno per le apparenze. Mentre il Paese precipita.
Un greco su quattro è senza lavoro e quasi la metà dei restanti riceve stipendi da fame: le richieste della troika, che vuole annientare ogni contrattazione collettiva e portare la retribuzione ai livelli della Cina, sono irricevibili per sindacati, partiti di sinistra e popolazione. L’onda di freddo che invade i Balcani e non solo, ha mostrato le condizioni disagiate in cui vivono i greci dopo l’assurdo forte aumento delle tasse sul petrolio per il riscaldamento, con il litro al prezzo proibitivo dei 1,20 euro. I senza tetto al centro di Atene sono arrivati a tremila. Due persone sono morte di freddo nella «calda» Creta, mentre un immigrato è stato trovato cadavere in un isolotto del fiume Ebro: stava cercando di passare il confine della vergogna con la Turchia, dove il governo di Papandreou aveva già avviato gli appalti per la costruzione di un costoso muro.
La tensione sociale è molto alta ad Atene e nel resto del Paese. Lo sanno bene Papadimos e i tre partiti che lo sostengono. Lo sanno bene anche a Berlino e Bruxelles. Merkel e troika ricattano Papadimos, Pasok, Nuova Democrazie e Laos. Tutti insieme ricattano undici milioni di persone con un fallimento.
Papandreou, Samaras e Karatzaferis ci sono incontrati domenica con Papadimos per decidere le «linee rosse» della politica greca al vertice europeo. I leader dei tre partiti hanno dato un preciso mandato a Papadimos: non cedere alle pressioni per il commissariamento europeo del paese, rifiutare il taglio di 13esima e 14esima e la diminuzione del salario minimo nel settore privato. Papadimos dovrà chiedere l’autorizzazione ai tre partiti che sostengono il suo governo per qualsiasi risposta alle pressione pesanti di Merkozy e dei loro alleati.
Domenica sera e ieri prima del vertice, Papadimos ha incontrato Barroso, Rhen e Van Rompay, cercando alleati contro le pretese della Germania di imporre una politica coloniale in Grecia. Pretesa che ha suscitando la reazione negativa del neopresidente dell’Europarlamento Martin Schulz (commissariare la Grecia come ha chiesto la Germania? «Ci sono già stati contributi più intelligenti», ha detto a Bruxelles), del premier del Lussemburgo Jean-Claude Juncker («è inaccettabile»), fino al primo ministro austriaco, Werner Faymann, che ha bacchettato la cancelliera vicina di casa: «In politica non è necessario insultare».
Ma Merkel insiste che le trattative per il programma del cambio dei bot greci in mano privati, il famoso Psi (Private Sector Agreement), dovranno continuare parallelamente con le trattative per il secondo pacchetto di salvataggio, che già Der Spiegel ha fatto ammontare a 140 miliardi di euro, dai 130 previsti, mentre ci sono timori che possa arrivare a 200 miliardi. Ed è sempre il settimanale tedesco a sostenere che Merkel vuole punire la Grecia perché è in ritardo con le privatizzazioni, stimate in un valore di 50 miliardi di euro.
La società statale delle scommesse Opap, le grandi aziende del settore energetico, Deh per l’elettricità e Elpe per il settore petrochimico e del gas naturale, porti come il Pireo e Salonicco, e decine di aeroporti saranno svenduti nei prossimi mesi, mentre la privatizzazione della rete elettrica ha già dato i primi frutti. Il risultato è che le due società private Energa e Hellas Power hanno munto i consumatori attraverso le bollette elettriche, trasferendo poi in Svizzera perlomeno 120 milioni di euro ricavati dalle tasse sugli immobili. Mentre quasi duecentomila greci si sono trovati senza fornitore di corrente e decine di migliaia non hanno pagato né la tassa sulla casa né la bolletta, rischiando di rimanere senza corrente nelle prossime settimane.
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