Nel futuro c’è una Cina paese di immigrazione
ROMA – Nei futuri scenari della mobilità internazionale, caratterizzati da un forte aumento dei flussi, le Filippine e altri paesi del continente continueranno a essere un’area di emigrazione, l’Italia sarà ancora un paese di immigrazione. In Asia, invece, secondo gli esperti, anche la Cina – che al momento vede un rilevante flusso in uscita – diventerà un grande polo di immigrazione. Il quadro viene illustrato in questi giorni a Manila nel corso del quarto viaggio di studio intercontinentale del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, dedicato al tema “Asia-Italia: scenari migratori”.
IN ITALIA – I redattori del Dossier ricordano che la conoscenza dei diversi contesti nazionali di origine è indispensabile per inquadrare la presenza dei migranti asiatici in Italia, pari a circa un sesto dei 5 milioni di cittadini stranieri. Alcune collettività sono tra quelle più numerose, da quella cinese che supera le 200mila unità , a quella filippina e Indiana, che contano più di 100mila unità , mentre quelle di Bangladesh, Sri Lanka e Pakistan stanno poco al di sotto di tale livello. Nel contesto dell’Unione Europea l’Italia, insieme all’Olanda, per numero di residenti asiatici si colloca dopo la Gran Bretagna.
IN ASIA – In Asia, continente che include sia diversi Paesi emergenti sia alcune aree tra le più povere del mondo, le migrazioni – viene sottolineato – rappresentano per i più il passaggio da una vita priva di speranza, o dai limiti troppo angusti, a prospettive più ampie. In molti paesi asiatici un ruolo importante spetta alle agenzie di manodopera, sia pubbliche che private, che si fanno carico di selezionare i lavoratori e di provvedere al loro spostamento e al loro collocamento, ma non manca – spiegano i redattori del Dossier – il protagonismo dei trafficanti di manodopera, che dei flussi hanno fatto un lucroso business. Se le migrazioni interne sono particolarmente intense, specialmente in Cina, quelle internazionali fanno riferimento a diversi poli, che si sono moltiplicati e diversificati: grande attrazione hanno i Paesi del Golfo e la Russia, come anche la Thailandia e la Malesia, contemporaneamente paesi di partenza e di arrivo. La Cina, nel passato e tuttora un Paese di grande esodo, ha visto intensificarsi l’arrivo di lavoratori stranieri qualificati unitamente all’aumento degli investimenti diretti stranieri, mentre i flussi non qualificati in provenienza dai paesi vicini hanno trovato sbocco nelle zone frontaliere. Tuttavia, la Cina, secondo le previsioni, diventerà nel continente il maggiore sbocco migratorio per rimediare alla penuria di popolazione in età attiva, mentre l’India e anche le Filippine continueranno a essere un polo di esodo. Le migrazioni di ritorno riguardano non solo le Filippine, dove molti migranti hanno lasciato la famiglia, ma anche il Giappone. Flussi molto ampi, perché in Asia è rilevante il ruolo delle migrazioni temporanee: del resto, spiegano dal Dossier Immigrazione, i ricongiungimenti familiari trovano un’inadeguata protezione nei sistemi legislativi nazionali. (ska)
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