Negozi sempre aperti Roma e Napoli pronte al via
ROMA — La liberalizzazione degli orari dei negozi è legge. Ed è totale. Da oggi qualsiasi esercizio commerciale potrà tenere aperta la saracinesca tutto il tempo che vuole, in qualsiasi parte d’Italia, senza limitazione alcuna. Negozi, bar, ristoranti, locali, grandi magazzini, supermercati. E’ l’effetto della manovra di Mario Monti. Ed è una vera e propria rivoluzione. Una rivoluzione che, però, potrebbe subire dei rallentamenti. La legge approvata dal governo di Monti concede infatti novanta giorni di tempo agli enti locali per adeguare i propri ordinamenti a questa liberalizzazione. Nella Capitale è già tutto pronto, soprattutto dal punto di vista dell’ordine pubblico. Ma nel resto d’Italia si stanno ancora adeguando, mentre i sindacati del commercio sono già pronti a dichiarare guerra a questa una legge che — sostengono — alla fine porterà ad una perdita di circa 67 mila posti di lavoro del settore. Davide Bordoni, assessore alle Attività produttive di Roma, con i sindacati ha aperto un tavolo anche di trattative. Ma nel frattempo ha già diramato una circolare ai comandi dei vigli e ai municipi annunciando che la rivoluzione nella città eterna partirà proprio oggi: «Monitoreremo la situazione grazie al tavolo in Campidoglio. Roma è una città complessa»: Bordoni, però, ha molta fiducia. La stessa fiducia di Luigi de Magistris, sindaco di Napoli: «Noi ci eravamo già mossi in maniera autonoma per promuovere le liberalizzazioni degli orari dei negozi. Questa legge nazionale è una strada che condividiamo in pieno. L’assessore al Commercio dovrà fare le sue valutazione, ma nel frattempo se i negozi di Napoli vogliono cominciare ad adeguarsi, io sono felice». Molto più cauta la reazione lombarda. A Milano e anche al Pirellone hanno intenzione di usare a fondo i novanta giorni di tempo che la legge mette a disposizione per valutare gli adeguamenti delle norme, mentre a Torino l’assessore al Commercio scuote tristemente la testa. Dice infatti l’assessore Giuliana Tedesco: «Sono molto preoccupata per questa legge. E lo sono soprattutto per via della sicurezza: locali notturni e sale da gioco potranno darci molto da pensare. Ma non solo. Credo che alla fine questa liberalizzazione si risolverà ad una lotta senza quartiere fra centri commerciali e supermercati, a danno dei negozi piccoli e medi». L’opinione dell’assessore torinese ricalca la strada della protesta intrapresa dai sindacati che pensano alla perdita dei posti di lavoro immaginando la chiusura di molti negozi, schiacciati dalla concorrenza delle grande distribuzione. «In dettaglio a chiudere sarebbero 12 mila esercizi alimentari, 11 mila e 300 nell’abbigliamento calzature, 3 mila e 300 tra ferramente, cartolerie e librerie», avverte Marco Venturi, il presidente della Confesercenti che lancia l’allarme occupazionale. Anche Maria Luisa Coppa, vicepresidente della Confcommercio, è ben più che preoccupata. Ma oltre che lanciare l’allarme, Maria Luisa Coppa propone anche un interrogativo: «Siamo sicuri che questo provvedimento sia legale? Sono le Regioni che dettano le regole del commercio. E’ giusto che arrivi una legge nazionale a stravolgere tutto?». Alessandra Arachi
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