Napolitano sprona l’Italia «Può e deve farcela»

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ROMA — Consapevolezza dell’emergenza attuale e fiducia nel futuro. In 21 minuti, a reti unificate, sabato sera Giorgio Napolitano ha spronato gli italiani a guardare al nuovo anno come a un «grande banco di prova» per cambiare il Paese. Ha detto tutta la verità  sulle difficoltà  del presente, ma ha voluto diffondere un messaggio di speranza, apprezzato da tutte le forze politiche. Solo la Lega ha marcato la distanza — con accenti non proprio rispettosi della prima carica dello Stato — dal sesto discorso di fine anno del presidente della Repubblica. L’immagine che scatena la polemica è di Roberto Calderoli. «Sembra il discorso di Cetto La Qualunque, un messaggio tratto dal film Qualunquemente» commenta l’ex ministro paragonando Napolitano al personaggio creato da Antonio Albanese. Pd, Fli e Idv vanno all’attacco, il dipietrista Felice Belisario vuole denunciare Bossi «per vilipendio del capo dello Stato» e il democratico Enrico Farinone respinge gli «attacchi indecenti» dei leghisti. Il giudizio dell’opposizione stride con quello delle forze di maggioranza: Berlusconi ha chiamato il presidente per esprimere il suo apprezzamento e il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha sottolineato come Napolitano abbia messo al centro «la dignità  di appartenenza alla propria terra e ai propri ideali». La crisi e l’Unità  Il capo dello Stato ha ringraziato gli italiani per avergli trasmesso fiducia nel futuro del Paese, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni. Ha ammesso che «l’emergenza resta grave» e che è faticoso riguadagnare terreno dopo aver perso credibilità  e accumulato un debito pubblico che «pesa come un macigno». Ma i sacrifici, ha proseguito, «non risulteranno inutili», perché «l’Italia può e deve farcela». Per far crescere l’economia bisogna ridurre la spesa pubblica e battere «una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale». Parole, quelle contro corruzione, illegalità  e parassitismo, che Antonio Di Pietro ha particolarmente apprezzato. Il Paese ha davanti «grandi prove», ha detto ancora Napolitano. Deve superare i rischi della crisi finanziaria coniugando rigore e crescita, deve reagire alle «minacce incombenti di recessione» e ripensare le politiche del lavoro. E qui il Presidente chiede ai sindacati lo stesso «slancio costruttivo» e la capacità  di «fare sacrifici» mostrati in altre fasi di emergenza: «Non è stato forse così negli anni della ricostruzione industriale, dopo la liberazione del Paese? Non è stato forse così in quel terribile 1977, quando c’era da debellare un’inflazione che galoppava oltre il 20 per cento e da sconfiggere l’attacco criminale quotidiano e l’insidia politica del terrorismo brigatista?». A Berlusconi il capo dello Stato ha reso il merito di aver «preso responsabilmente atto» di una «travagliata crisi politica» e ha lodato le forze politiche per il «largo sostegno» accordato al governo Monti, che ha scongiurato lo scioglimento «precipitoso» delle Camere: consegnare il Paese allo scontro elettorale sarebbe stato un «azzardo pesante». E adesso per bloccare le pressioni speculative sul debito c’è bisogno che l’Europa resti unita e non vada «indietro verso anacronistiche chiusure e arroganze nazionali». Perché «il bersaglio è l’Europa ed europea deve essere la risposta». Le reazioni politiche Alle forze politiche il capo dello Stato ha lanciato un appello perché sappiano «rigenerarsi» mostrando «coraggio civile», così da riconquistare la fiducia dei cittadini. Un richiamo al quale il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è pronto a «rispondere con coraggio». E qualora nel partito qualcuno nutrisse dubbi sul governo, Enrico Letta esorta a crederci: «Il Pd scommetta senza riserve sull’Italia disegnata dal messaggio di Napolitano». Il presidente del Senato, Renato Schifani, loda il discorso «alto, realista, coraggioso e onesto» e Gianfranco Fini, dallo scranno più alto della Camera, si aspetta che gli italiani siano grati a Napolitano perché ha «indicato la via per un futuro migliore». Ma se Pier Ferdinando Casini (Udc) si sente «in buone mani», il leghista Matteo Salvini racconta di essersi tenuto lontano dalla tv: «Ero troppo concentrato sul risotto alla salsiccia…». Monica Guerzoni


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