by Editore | 31 Gennaio 2012 8:23
BOLOGNA – Attenzione all’antipolitica. E alle proteste violente. «Il ruolo dei partiti è insostituibile, ma devono autorinnovarsi, con le riforme». Nell’aula magna dell’Alma Mater, mentre fuori gli indignati lanciano uova contro la polizia che li carica, Giorgio Napolitano riceve la laura honoris causa dalle mani del rettore.
Uova marce, qualche accendino scagliato contro gli agenti che hanno steso la zona rossa attorno al perimetro dell’aula magna, e arrivano le cariche. Negli incidenti, che durano comunque pochi minuti, viene colpito a manganellate anche un cronista della redazione di Bologna di Repubblica. «Occupy Bologna» lascia sacchi di spazzatura, simbolo di una laurea che non vale più niente, e protesta appunto contro Napolitano che ad un centinaio di metri ne sta ricevendo una ad honorem. Dentro, nell’aula magna, nella sua prima lectio magistralis da neo dottore in scienze della politica, il capo dello Stato si lancia in un’appassionata difesa del sistema dei partiti come insostituibile strumento di democrazia rappresentativa, «non si prenda l’abbaglio di ritenere che la soluzione sia offerta dal miracolo delle nuove tecnologie informatiche, dall’avvento della Rete». Ma a condizione, e qui torna a sollecitare di fare in fretta, di mettere mano subito «alla riforma delle istituzioni e delle regole parlamentari ed elettorali». Il governo? Deve andare avanti, «è nell’interesse comune che lo sforzo appena intrapreso, con significative proiezioni in sede europea, continui e si sviluppi in un clima costruttivo».
Ma Napolitano sa che il clima nel paese è difficile. Le contestazioni all’università ? «Francamente un commento sulle uova e sugli accendini non mi pare di doverlo fare. Le manifestazioni di dissenso e di protesta se sono motivate e si esprimono correttamente possono essere prese in attenta considerazione, altrimenti no». Più in generale, il capo dello Stato è preoccupato per l’ondata di «rivolte», il blocco dei Tir, i «forconi» in Sicilia, la guerra dei taxi contro le liberalizzazioni. Mette in guardia contro la «pericolosità di reazioni» a qualsiasi provvedimento legislativo che vadano «ben al di là di richieste di ascolto e confronto e anche di proteste nel rispetto della legalità », per sfociare invece «nel ribellismo e in forzature e violenze inammissibili».
Nei prossimi mesi serve perciò il «consolidarsi del clima costruttivo» in Parlamento. «L’apporto della politica – sottolinea – resta decisivo anche dopo la nascita di un governo senza la partecipazione di personalità rappresentative dei partiti». Un messaggio «rassicurante» rivolto soprattutto a Bersani e Alfano, azionisti di maggioranza del governo, ma alle prese con una navigazione interna difficile. Le forze politiche però devono recuperare fiducia e prestigio. Come? Abbandonando comportamenti e posizioni acquisite che hanno alimentato «polemiche e reazioni di rifiuto devastanti». Restituendo ai cittadini-elettori la voce che gli spetta «nella scelta dei loro rappresentanti, e nella selezione di candidati che presentino i necessari titoli di trasparenza morale e competenza». Politica in affanno, sotto tiro, e spesso a ragione riconosce il capo dello Stato, «ma io non esito a evocare, o invocare, il ruolo dei partiti, perché questo nodo è ineludibile». La politica on line? «Illusoria». Associazioni e gruppi spontanei? «Canali secondari». Non c’è partecipazione efficace per le decisioni nelle sedi istituzionali «senza il tramite dei partiti». Una «verità » su cui Napolitano vuol mettere sull’avviso soprattutto ai giovani. «Tra il rifiutare i partiti e il rifiutare la politica, l’estranearsi con disgusto, il passo non è lungo. Ed è fatale. Perché conduce alla fine della democrazia e quindi della libertà ».
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