Monti: “Sul lavoro andremo spediti”

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ROMA – Incassa il plauso dei ministri dell’Eurogruppo sulle riforme avviate, difende le liberalizzazioni, promette una riforma del lavoro in tempi rapidi: a Bruxelles Mario Monti gioca in casa. Lontano dai “forconi”, dai distinguo dei partiti, dallo scetticismo delle parti sociali, il presidente del Consiglio comunica all’Europa che il governo italiano – d’ora in avanti – si concentrerà  su crescita e lavoro. Prima però rivendica, ancora una volta, come il nostro Paese stia «facendo sempre di più la sua parte nel contribuire al consolidamento di bilancio e all’eliminazione delle tensioni dell’eurozona». 
«Siamo ben consapevoli che le misure destano opposizione, preoccupazione, e talvolta ansia», dice sulle liberalizzazioni. Resta il fatto che «lì c’è roba vera». Punti di pil – secondo uno studio di Bankitalia – che potrebbero portare nel lungo periodo a un +11 per cento di crescita, «più del 5 per cento nei primi tre anni». «Tutti gli italiani stanno facendo degli sforzi – spiega Monti – e se ci mettiamo tutti insieme, i sacrifici richiesti a ciascuno saranno minori e più equamente distribuiti». Il premier ha intenzione di andare avanti spedito anche sulla riforma del mercato del lavoro, in tempi più lunghi che per le pensioni ma più brevi di quanto non avvenisse un tempo. Quanto ai temi, è secco: «Sono quelli comunicati dal ministro». Blinda quindi il ruolo centrale di Elsa Fornero, criticata dai sindacati per essersi presentata al tavolo di lunedì con un documento preconfezionato, e indica solo due principi: «L’aspetto di minore segmentazione nel mercato del lavoro e la maggiore attenzione al destino dei giovani». 
Punti su cui si è soffermata la stessa Fornero nelle sue audizioni, al Senato e alla Camera. Il ministro ha frenato sull’adozione del contratto unico e soprattutto sull’abolizione della cassa integrazione straordinaria: «Non è scritto nel documento. Ne parleremo con i sindacati». Quel che c’è, è «l’impostazione di un percorso di riforma che vedremo dove ci condurrà , con un dialogo franco e schietto». Così, risponde implicitamente anche all’appello del leader Udc Casini, che su twitter scrive: «Dico alla Fornero: bene le riforme, ma salvaguardare gli ammortizzatori sociali». 
I tempi sono stretti. Gli intralci dietro l’angolo. Il capo dello Stato ha firmato il decreto sulle liberalizzazioni ieri sera. Il governo però deve affrontare la grana del decreto milleproroghe, che l’Aula ha rispedito in commissione per risolvere la questione della copertura per i lavoratori precoci e esodati (quelli che avevano lasciato il lavoro e si sono trovati a sorpresa senza pensione): i relatori li avevano “salvati” dalla riforma pensionistica alzando i contributi per i lavoratori autonomi, il Pd lotta per questa soluzione, ma Pdl e governo sono contrari. Entro stasera andrà  quindi trovata un’altra copertura, e il decreto tornerà  in aula dove, molto probabilmente, il governo porrà  la questione di fiducia, che dovrebbe essere votato già  domani. 
C’è poi il rapporto Pdl-Lega, a minacciare le sorti del governo. Alla cena di lunedì Silvio Berlusconi avrebbe assicurato a Umberto Bossi di essere pronto a far cadere Monti in primavera, in tempo per il voto. Non vuole scherzi sulla giunta della Lombardia, il Cavaliere, cerca intese per le prossime amministrative. E all’incontro – cui partecipavano anche Niccolò Ghedini e Aldo Brancher – ai temi politici si sono aggiunti quelli giudiziari. Tant’è che alcuni leghisti temono che l’ex sottosegretario e ministro-lampo – sotto processo per l’inchiesta Antonveneta con l’accusa di aver preso contributi illeciti in contanti da Fiorani – possa coinvolgere alcuni esponenti del Carroccio.


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