Monti dei pazzi

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Sono gli ultimi giorni possibili per poter raccogliere i frutti di un lavoro duro e scrupoloso sugli Ospedali psichiatrici giudiziari condotto per oltre due anni dalla Commissione d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale che preside. La chiusura dei manicomi criminali, ultimo residuo pre-basagliano, è a un passo grazie ad una trasformazione del testo del decreto legge Severino – il cosiddetto «svuotacarceri» che arriverà  in Aula al Senato mercoledì prossimo e probabilmente sarà  convertito in legge entro la fine di febbraio – approvato all’unanimità  dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama. Una «svolta epocale», da effettuare entro il 31 marzo 2013, che porterebbe a compimento la rivoluzione monca della legge 180. Eppure forse non alla portata di un “governo tecnico”, nato per curare le malattie dello spread ma non quelle dei servizi per la salute mentale dei cittadini.
Malgrado l’unanimità  dei senatori della Commissione, lei sembra preoccupato. Perché?
Non c’è stato il parere favorevole del governo che, per bocca del sottosegretario Andrea Zoppini, ha espresso alcune perplessità . Eppure, mi lasci ricordare che fu lo stesso presidente del Consiglio a volermi ricevere, il 2 gennaio, dopo aver ascoltato la mia dichiarazione in Aula sul voto di fiducia in cui sottolineavo l’importanza di trovare la soluzione al problema degli Opg anche nell’attuale momento di grave crisi economica. Durante il nostro lungo e articolato incontro, Monti si informò sul lavoro della Commissione d’inchiesta e sulla relazione conclusiva stilata dai senatori Saccomanno e Bosone. Allora si pensò di introdurre nel decreto Severino un articolo che indicasse con molta precisione il percorso per superare gli Opg.
Quali sono le perplessità  espresse dal sottosegretario alla Giustizia Zoppini?
Il governo preferirebbe una tempistica più lunga e vorrebbe affidare, non a un timing certo come quello da noi indicato nell’articolo di legge, ma a un decreto ministeriale da scriversi l’individuazione di un percorso di liberazione e cura degli internati. L’intera Commissione d’inchiesta sul Ssn ritiene invece che sia venuto il momento di mettere la parola fine a queste strutture e pensa che il nostro lavoro e il voto della Commissione Giustizia non possano essere trascurati.
Oggi (ieri per chi legge, ndr) la giunta del Lazio ha approvato una delibera per il superamento degli Opg che dà  il via libera all’accordo interregionale con Campania, Abruzzo e Molise per la realizzazione all’interno delle carceri di un reparto di osservazione psichiatrica e per l’istituzione, in un solo carcere laziale, di almeno una sezione per la tutela della salute mentale dei detenuti. Cosa ne pensa?
Proprio per questo penso che occorra una legge e spero che il 18 gennaio il nostro articolo venga approvato dal Senato per poi diventare legge dello Stato. Non voglio entrare nelle soluzioni che ogni regione ricerca con molti sforzi per arrivare a identificare il modello migliore, però anche la Toscana e la Lombardia hanno recentemente indicato altri modelli. Noi della Commissione in due anni abbiamo consultato decine di specialisti, effettuato decine di sopralluoghi, molti a sorpresa, negli Opg di tutta Italia. E dopo un tale lavoro di approfondimento riteniamo – lo dico con la massima umiltà , anche perché non sono uno psichiatra – che ci debba essere un modello comune in tutto il territorio nazionale per il trattamento e la cura di questo tipo di malati psichici, e che non ci debbano essere soluzioni diverse in regioni diverse.
Qual è il percorso indicato dall’articolo che ha emendato il decreto Severino?
In sintesi: il cambiamento epocale è che dal 31 marzo 2013 di fatto il magistrato di sorveglianza non potrà  più disporre dell’internamento di una persona in un Opg perché questi, così come sono adesso, dovranno essere chiusi. I pazienti non socialmente pericolosi – che ricordo al nostro governo sono il 40% degli internati e sono rinchiusi contro la legge – dovranno essere presi in cura dai Dipartimenti di salute mentale. Mentre quelli pericolosi dovranno essere internati in strutture che devono rispettare i requisiti minimi dello standard ospedaliero che la legge prevede per le strutture residenziali psichiatriche. Queste nuove strutture ospedaliere – dove all’interno lavora solo personale sanitario e psichiatrico, e sono sorvegliate da polizia penitenziaria solo all’esterno, oltre la recinzione che circonda il giardino – devono essere realizzate in ciascuna regione. Perché non si può pensare di aiutare una persona malata a ricostruire relazioni affettive con la sua famiglia e il suo territorio se viene internata a centinaia di chilometri di distanza, come avviene oggi per tutte le donne italiane folli autrici di reato, che vengono recluse tutte in un unico Opg.
A Castiglione delle Stiviere. Che poi è simile al modello che lei vorrebbe al posto degli attuali Opg. Ma, per quanto riguarda gli internati non pericolosi, non sarebbe necessario anche un riordino dei Dipartimenti di salute mentale che sono decisamente insufficienti e nel complesso inefficaci?
Quella sugli Opg è una piccola parte di una grande indagine che stiamo facendo sulla salute mentale in Italia. Abbiamo scelto otto regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Molise, Campania e Calabria) per confrontare lo standard dei servizi di salute mentale e spero che entro sei mesi saremo in grado di descrivere esattamente le differenze di cura dei malati psichici nel nostro Paese. Ma su questa questione chiedo un’assunzione di responsabilità  da parte di tutti. Siamo un Paese membro del G8, una delle potenze mondiali anche in un momento di crisi, facciamo ordini di 12 miliardi di euro per cacciabombardieri. Non possiamo sentirci incapaci di offrire assistenza socio-sanitaria né agli 800 internati da liberare, né a tutti coloro che ne hanno bisogno.


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