by Sergio Segio | 25 Gennaio 2012 17:21
MILANO – Ogni stagione ha il suo sbarco. Dopo gli immigrati da Tunisia e Libia, è ora il tempo soprattutto degli egiziani. In particolare di minori non accompagnati: da ottobre a dicembre 2011 ne sono arrivati, sulle coste calabresi e pugliesi, 212, circa 70 al mese. Da gennaio a settembre ne erano sbarcati su tutte le coste italiane, compresa Lampedusa, 274, in media 30 al mese. “È la povertà che li spinge a intraprendere questo viaggio-spiega Carlotta Bellini, responsabile Protezione minori di Save the children- Provengono dalle zone più povere del Paese nordafricano”. Finita l’emergenza degli sbarchi a Lampedusa, la rotta più battuta adesso è quella che porta dall’Egitto alla Puglia o alla Calabria: negli ultimi tre mesi dell’anno appena trascorso sono giunti 460 minorenni: oltre agli egiziani, che sono il gruppo più numeroso, sui barconi c’erano in particolare afghani (190) e bengalesi (19).
In Italia questi adolescenti, però, incontrano enormi difficoltà a trovare un lavoro e a integrarsi. Molti rischiano di essere reclutati dalla criminalità o di essere vittime di sfruttamento. Save the children ha avviato, insieme alla ong “Youth and population for development”, una campagna di informazione in Egitto con un video realizzato da cinque giovani egiziani per mettere in guarda i loro coetanei dai rischi che comporta l’immigrazione irregolare. Il video “Italianaire” (si può vederlo su www.savethechildren.it) è un simpatico alternarsi di interviste a giovani che hanno già attraversato il mediterraneo per arrivare sulle coste italiane con un cartoon in cui un intervistatore pone a un ragazzino egiziano domande sul Belpaese. “Spesso hanno un’idea dell’Italia falsata dai racconti enfatici dei migranti di ritorno -aggiunge Carlotta Bellini-, che tendono a nascondere le difficoltà incontrate e le dure condizioni di vita sopportate. E così pensano che in Italia lavoro e soldi siano alla portata di tutti, il video cerca di smontare queste illusioni”. Il filmato è anche accompagnato da alcune raccomandazioni come “Non partire in barca: è pericoloso, in barca non hai diritti” o “Non ti fidare dello scafista!”. (dp)
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