Marcegaglia contro: «No reddito minimo e non si cambi la cig»

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Sono questi i punti che per la presidente di Confindustia, Emma Marcegaglia, dovrebbero tornare al centro del confronto tra governo e parti sociali per la riforma del mercato del lavoro.
«Noi rimaniamo convinti che in una situazione come quella italiana il salario minimo rischia di disincentivare al lavoro – ha spiegato ieri, commentando le proposte della ministra Elsa Fornero – Abbiamo un tasso di occupazione troppo basso e rischiamo di avere, a salario minimo, 20 milioni di persone». 
Ma la leader degli industriali dice la sua anche sulla proposta choc di ridurre la cig solo a 52 settimane, eliminando la cassa straordinaria (era trapelata, ma poi Fornero non ha mai diffuso il testo ufficiale): «Abbiamo già  detto – ha ripreso Marcegaglia – che per i prossimi due anni abbiamo moltissime ristrutturazioni da gestire e quindi abbiamo bisogno di tutti gli strumenti che abbiamo, cig straordinaria e mobilità  che oltre tutto ci autofinanziamo. Per il futuro siano anche disposti a ragionare su nuove architetture, ma dobbiamo vedere qual è la più efficiente: l’attuale, o quella che ha in mente il ministro con una cig ridotta, sussidi di disoccupazione e salario minimo». 
D’accordo con Marcegaglia è Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: «La presidente di Confindustria ha ragione quando sostiene di essere contraria a interventi come il salario minimo al posto della cassa integrazione – ha detto – Se tutte le parti sociali difendono l’attuale modello che ha funzionato e funziona bene, non si capisce proprio perché bisognerebbe mettere tutto in discussione».
E sulla cig da lasciare intatta si dice d’accordo anche Cesare Damiano (Pd), ministro del Lavoro nell’ultimo governo Prodi: «In questa situazione di crisi gli strumenti attuali sono indispensabili per tutelare i lavoratori, anche perché presuppongono il mantenimento del rapporto di lavoro con le aziende d’origine. Per una riforma generale degli ammortizzatori – conclude il deputato del Pd – suggerisco al governo di utilizzare la delega lasciata su questo tema dal governo Prodi, siglata da tutte le parti sociali, e adottata e condivisa da quello successivo: lì si ipotizzano l’unificazione della cassa ordinaria e straordinaria, e quella delle indennità  di mobilità  e di disoccupazione». 
Polemica invece la rete Tilt delle sinistre: «Marcegaglia sostiene che il salario minimo disincentiverebbe al lavoro venti milioni di persone. Sarebbe bello se togliesse il velo d’ipocrisia e dicesse ciò che in realtà  pensa: introdurre il salario minino toglierebbe precari e lavoratori dalla condizione di schiavitù. Ricordiamo che il Parlamento Ue ha chiesto a tutti gli Stati membri di introdurre la misura del reddito minimo garantito indicandolo pari al 60% del reddito mediano nazionale».


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