by Editore | 19 Gennaio 2012 9:08
L’emendamento spuntato ieri nelle commissioni della camera porta la firma dei due relatori, Gianclaudio Bressa del Pd e Gioacchino Alfano del Pdl e quest’anno era particolarmente atteso come avviene dopo ogni anno elettorale. Le multe per i manifesti irregolari sono altissime e dal 1996 il parlamento si occupa di condonarle con voto bipartisan. Adesso il Pd e il Pdl estendono la sanatoria originariamente prevista per le multe del 2005 fino al prossimo 29 febbraio 2012 – in pratica è una sanatoria (anche) preventiva. Che vale solo per la propaganda politica. In luogo di multe che arrivano a centinaia di migliaia di euro per ogni città , ai partiti basterà pagare mille euro per anno e per provincia (la cifra non è cambiata dal 2005). Il caso più eclatante è quello di Roma.
La città sede del parlamento e delle altre istituzioni è fatalmente la più bersagliata dalla propaganda politica murale. Buona parte delle campagne si regge sulla convocazione di appuntamenti di partito, conferenze, assemblee, manifestazioni che si svolgono a Roma. Eppure la capitale incassa la metà di quanto incassano Genova e Torino, un quarto di quanto incassa Milano. Tanto che il servizio risulta in perdita: le spese non coprono i guadagni delle poche affissioni legali e il buco è cresciuto da quando c’è Alemanno, passando dai meno 34 milioni del 2008 ai meno 101 del 2009 ai meno 58 dei primi sei mesi del 2010 (sono dati dell’agenzia per il controllo dei servizi pubblici del comune). L’amministrazione comunale dovrebbe coprire la pubblicità abusiva, rimuovere il manifesto a spese dei trasgressori e soprattutto far pagare una multa da 200 a 1.500 euro per manifesto. E invece, come ha scoperto il segretario dei radicali Roma Riccardo Maggi, quasi tutta la pubblicità politica in città è gratuita e abusiva visto che sul registro degli ordini dell’ufficio affissioni non è registrato un euro di pagamento da parte dei principali partiti per tutto il 2010 e per il 2011 fino a ottobre. «L’abusivismo e la sua mancata repressione – dice Maggi – non solo causano un danno enorme alle casse comunali, al servizio di pubbliche affissioni e ai suoi clienti paganti, ma costituisce un vero e proprio attentato ai diritti civili e politici dei cittadini, penalizzando tutti quei soggetti politici che si rifiutano di violare le leggi ed impedendo ai cittadini di conoscere le diverse forze politiche e le proposte in campo».
Non che le cose vadano meglio a Milano, dove al termine dell’ultima campagna elettorale si sono registrate violazioni per oltre un milione di euro, 417mila a carico di Piasapia, 584mila a carico di Palmeri e solo 70mila a carico di Letizia Moratti. Pisapia lo scorso ottobre intervistato dalle Iene aveva assicurato: «Non usufruirò della sanatoria e lo dico apertamente». Ieri, a sanatoria puntualmente comparsa, ci ha confermato l’impegno. Il suo staff però ha aggiunto che il 65% di quelle multe non riguarda direttamente il sindaco ma le liste collegate e altre sanzioni sono state emesse perché sui manifesti mancava un bollo in realtà non dovuto. Alla camera, oltre ai radicali, anche l’Idv ha protestato per la sanatoria (di cui però ha usufruito in passato). Il condono è particolarmente imbarazzante per il Pd, proprio in questi giorni criticato dagli stessi militanti per la massiccia e abusiva campagna di tesseramento Ti presento i miei.
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