Malinconico paga i 19 mila euro l’hotel glieli restituisce: “Già fatto”
ROMA – Carlo Malinconico ha pagato la sua vacanza da ventimila euro all’Argentario. Lo ha fatto lunedì, il giorno prima di rassegnare le dimissioni da sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Quattro anni dopo il primo dei molti soggiorni passati al resort “Il Pellicano” a spese di Francesco Piscicelli, l’imprenditore sotto processo per l’inchiesta sul G8 e la ricostruzione dell’Aquila.
Non è servito averlo annunciato, ed è stato inutile farlo. «Ho ricevuto un bonifico per soggiorni del signor Malinconico nel 2007 e 2008 – dice il proprietario dell’albergo Roberto Sciò – lo abbiamo restituito perché nulla ci è dovuto». Nei giorni scorsi, all’albergo era arrivata una comunicazione che annunciava un pagamento. Poi i soldi, 19.876 euro, inviati lunedì su un conto del Monte dei Paschi di Porto Ercole. «Non possiamo accettarli perché quel conto era già stato saldato», precisa Sciò, impassibile rispetto a tutti gli altri profili della vicenda. Anzi, a suo dire infastidito per la troppa pubblicità piovuta sull’hotel a 5 stelle per colpa dell’amico Piscicelli. Non si frequentano più da quando è partita l’inchiesta sul G8, racconta ora. Si sono solo visti qualche tempo in un’altra struttura alberghiera di sua proprietà vicino a Roma, La posta vecchia, sontuosa dimora del ‘600 che fu del miliardario americano Jean Paul Getty.
Si vedrà quindi rispedire i soldi indietro, Carlo Malinconico, che non ha mai spiegato la sua frequentazione con l’imprenditore («E’ stato a colazione a casa mia, siamo andati in barca insieme», ha rivelato Piscicelli). Ha invece parlato del legame con Angelo Balducci, l’alto funzionario di Palazzo Chigi rinviato a giudizio per l’inchiesta sulle Grandi Opere. È Balducci che chiede a Diego Anemone (altro uomo della cricca) di far sì che Piscicelli paghi quelle vacanze. Ed è Balducci che Malinconico ringrazia per uno dei soggiorni al Pellicano: «Senti ti chiamavo…- dice l’ex sottosegretario in un’intercettazione – a parte il piacere di sentirti, per ringraziarti. Perché Lillo poi oggi mi ha detto che…insomma ti aveva…e tu avevi poi dato». «Che scherzi? Ci mancherebbe», risponde Balducci. E Malinconico: «Grazie veramente, benissimo, ottimo il tutto».
Fin qui, il passato. Quello per cui il sottosegretario ha dovuto rassegnare le dimissioni al fine di «salvaguardare la credibilità e l’efficacia dell’azione del governo», come recita il comunicato di Palazzo Chigi. Monti e i suoi ministri però vogliono guardare avanti: prima di tutto, a chi sarà il suo sostituto, a chi affidare la delicata delega dell’editoria (e gli annessi milioni di euro di finanziamenti a giornali e agenzie di stampa). L’idea di un interim al premier sembra tramontata. Resta in pista il nome di Paolo Peluffo, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Comunicazione. Ma si fa strada soprattutto la nomina di Sebastiano Sortino, dal 2005 direttore della Commissione per i Servizi e i Prodotti dell’Agcom (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), prima ancora direttore generale della Fieg, la Federazione degli editori da cui veniva lo stesso Malinconico.
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