Lotta contro il tempo, la Concordia rischia di scivolare sul fondale
GROSSETO Si continua a cercare ma ora più che mai si lotta contro il tempo, almeno per tenere a galla la Costa Concordia. C’è addirittura allo studio l’ipotesi di utilizzare dei tiranti di acciaio ancorati a riva, per bloccare quanto più possibile la mastodontica nave crociera nel punto in cui si è adagiata, all’imbocco del porticciolo del Giglio. Nel tentativo di evitare che il relitto possa scivolare nel gradino sottostante del fondale, a circa 70 metri di profondità . «La nave è in equilibrio precario ed è esposta al rischio di scivolamento – avverte il ministro Corrado Clini nel corso della sua informativa al Senato – un rischio molto alto e molto condizionato dalla modificazione delle condizioni climatiche». Perché a questo punto, mentre ormai si dispera di trovare i sopravvissuti al naufragio, la principale emergenza diventa la nave. Non troppo esposta al vento di libeccio che sta iniziando a soffiare, e nemmeno al maestrale che arriverà fra poche ore. Ma la Protezione civile avverte: il rischio di mareggiate nella zona c’è. E i periti delle assicurazioni, già arrivati nell’isola, danno la Costa Concordia già per persa.
Intanto si lavora, con grandi sforzi di tutti i soccorritori ma purtroppo senza risultati. Dopo il forzato stop di ieri, la ritrovata stabilità della Costa Concordia fa tornare in azione i palombari che, con microcariche di esplosivo, aprono nuovi varchi per i sommozzatori. Questi ultimi entrano in azione subito dopo, per ispezionare in particolare il ponte 4, a diciotto metri di profondità , dove convergevano i corridoi di evacuazione e quindi si sospetta ci possano essere dei corpi. Vengono utilizzate anche videocamere a fibra ottica nelle zone in cui, per motivi di sicurezza, non è possibile entrare. Le ricerche vanno avanti senza esito fino a notte, oggi si riparte per l’ispezione delle cabine dell’equipaggio. Nel mentre l’unità di crisi alla prefettura di Grosseto aggiorna il bilancio del disastro: fra i corpi ritrovati nei giorni scorsi sono stati identificati due passeggeri francesi, Jeanne Gannard e Pierre Gregoire. All’appello mancano ancora due loro giovanissimi connazionali, Michael Blemand e Mylene Litzler, ancora dispersi insieme ad altri venti fra passeggeri e membri dell’equipaggio, mentre resta ancora da dare un nome a tre dei cadaveri finora trovati sulla nave.
L’unica buona notizia della giornata arriva dai tecnici dell’agenzia ambientale toscana Arpat, che dopo un’ispezione nei pressi del relitto effettuano cinque campionamenti delle acque, in prossimità della nave a più a largo. Luce verde: «Per il momento non risulta la presenza di idrocarburi totali». Ma le operazioni per la messa in sicurezza della nave, e il recupero delle oltre 2.300 tonnellate di carburante stivate in 21 serbatoi nella nave, restano ancora al palo. Un pericolo, quello ambientale, che convince il governo ad annunciare una legge per l’adozione del doppio scafo non solo per le petroliere, ma anche per navi le cui dimensioni richiedano lo stoccaggio di grandi quantità di carburante. Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe varare il decreto rotte sicure.
Sul fronte giudiziario, la procura dovrebbe presentare oggi il ricorso al tribunale del riesame contro la decisione del gip Valeria Montesarchio di concedere gli arresti domiciliari al comandante della nave Francesco Schettino. Che intanto viene scaricato da una compagnia armatrice che pure non dovrebbe essere priva di responsabilità nel disastro, a partire dall’abitudine di far avvicinare le sue navi molto vicino alle coste. Comunque sia, la Costa Crociera sospende Schettino dal servizio, puntualizza che non provvederà alla sua difesa, e anzi annuncia di volersi costituire parte civile al processo. Mente dalla tv moldava arriva l’eco della ragazza che la sera dell’incidente si trovava sulla plancia della nave insieme al comandante ma che non risulta tra i passeggeri in lista.
Parte offesa si è costituita anche la Regione Toscana, primo passo per poter avanzare in futuro la richiesta di risarcimento danni al turismo, al trasporto marittimo e alle infrastrutture portuali, oltre che per le spese sostenute per il servizio di protezione civile ai naufraghi. Quanto alle vittime, il bilancio resta fermo a 11 morti e 22 dispersi, e rischia di essere quello definitivo. Anche se i familiari di chi ancora non è stato ritrovato continuano a sperare, e il ministro Clini ribadisce: «La priorità è quella di recuperare i passeggeri e i membri dell’equipaggio che ancora non sono stati rintracciati».
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