L’odissea a ritroso di Tedesco
Sempre in cerca di sé per riempire un vuoto, il senso del sacro perso durante il tragitto. Questa è la visione meditativa che trapela dalla silloge In viaggio di Natale Tedesco (Aragno, pp. 68, 8). L’autore, docente emerito di Letteratura italiana all’ateneo di Palermo e noto studioso di Gozzano, De Roberto, Svevo, Montale, Sereni, compie un’odissea a ritroso. Dal tempo presente della prima sezione, in cui luoghi segreti dell’adorata Sicilia s’intrecciano a stazioni di passaggio quali Mosca, Riga, Siviglia, Malta, Stoccolma, fa ritorno a versi del passato, scritti dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dei sovietici nel ’56. Restano impresse immagini di libertà recisa, il sax contralto di Charlie Parker, il mare che avanza alle spalle e l’ode alla «ragazza che taglia il pane». Lei, sicura e assorta, lievita armonia e in metamorfosi trasforma il proprio corpo nel cibo stesso che dà la vita.
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