L’Oceania non va in acqua

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Scioperano ad oltranza i lavoratori della Fincantieri di Sestri Ponente a rischio chiusura. Ormai le ore di sciopero hanno toccato quota 115 e soprattutto, la protesta ha sforato il periodo di pausa tra Natale e Capodanno quando si lavora a ranghi ridotti, per addentare da lunedì scorso l’orario pieno. Quello in cui si lavora in piena routine, lavoratori diretti e appalti. Doveva essere il rush finale per la consegna dell’ultima nave crociera realizzata nel cantiere genovese, una Oceania. Le prove in mare erano previste per l’inizio di febbraio e invece tutto slitterà  ad oltranza perchè gli operai, due giorni prima di Natale, più che il cantiere hanno sequestrato la nave. Al centro della protesta c’è l’accordo separato firmato nella serata del 21 dicembre da Fim e Uilm, che prevede tagli e cassa integrazione in sei degli otto siti di Fincantieri senza per questo mettere nero su bianco la chiusura del cantiere genovese e di quello napoletano per i quali si parla di cassa integrazione per tutti e investimenti solo per mettere in sicurezza i siti. Sul futuro dell’azienda navale statale vogliono vederci chiaro anche i metalmeccanici degli altri cantieri italiani. Perciò le proteste dalla fine di dicembre si sono estese. A Palermo in queste settimane ci sono state manifestazioni e scioperi e oggi una delegazione verrà  ricevuta in Regione Sicilia. Anche ad Ancona c’è un presidio da Natale e oggi i lavoratori andranno in prefettura. A Genova la prospettiva sembra la consegna dell’Oceania a marzo (anche se le prove in mare sono state ritardate dagli scioperi) e poi cassa integrazione per tutti i 741 lavoratori più le migliaia dell’indotto. Perciò «lottiamo per avere un incontro con il ministro Passera – dice Giulio Troccoli, rsu Fiom a Sestri ponente – e anche il presidente della Regione Burlando si sta attivando. Noi continuiamo la protesta finché si saprà  quando, dove e con chi si discute». Quindi anche oggi dalle sei di mattina alle cinque di pomeriggio i lavoratori si piazzeranno davanti ai cancelli impedendo a chiunque di entrare con blocchi temporanei dell’Aurelia. «La gente è scioccata, lo abbiamo visto nell’assemblea dell’altro ieri – dice Bruno Manganaro, responsabile Fiom del settore per la Liguria – Qui si potrebbe investire in nuove navi ecocompatibili, ci sarebbero soldi e mezzi per realizzarle e invece si decide di chiudere. Quelli delle ditte in appalto sono i più ricattati. Almeno una ventina di loro hanno già  ricevuto la lettera di licenziamento, ma sono solo quelli di cui io sono a conoscenza». Così ieri ai ai cancelli sestresi è arrivata anche una delegazione di operai di Muggiano, il cantiere militare dello spezzino al quale è stato accorpato quello di Riva Trigoso. Anche là  non c’è da stare allegri: un totale di 290 lavoratori andrà  in cig e 260 in esubero da qui al 2013. I sindacalisti continuano a rileggere le 40 pagine del piano aziendale firmato da Fim e Uilm prima di Natale. «E’ un piano inquietante – dice il responsible nazionale Fiom del settore navale, Alessandro Pagano – Si prende atto della crisi del settore, si sceglie di continuare a investire nella crocieristica e sul militare, si prevede una riorganizzazione fatta solo di tagli (1.200 esuberi e 2.400 in cassa integrazione) e si parla di sviluppi futuri come le navi per il trattamento dei rifiuti, ma solo se qualcuno ne farà  richiesta. Insomma, manca una politica di trasporto per un’azienda di stato, una politica che rappresenti le scelte di un governo. Quello che noi chiediamo da anni». Le parole di Pagano sono riassunte in uno degli striscioni scritti in questi giorni di occupazione del cantiere e appeso alle cancellate sestresi: «Fincantieri specchio d’Italia. Grazie governo».


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