«L’Italia ha fatto sforzi, ora agisca l’Europa»

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PARIGI — «Per rispondere alle attese dell’Europa l’Italia ha fatto sforzi senza pari rispetto agli altri Stati membri. Era giusto che lo facessimo e gli italiani lo hanno accettato, ma ora hanno bisogno di vedere che l’Europa avanza». Entrato in punta di piedi sulla scena nel momento più acuto della crisi, «sono primo ministro senza aver affrontato le elezioni, sennò mi sarei ben guardato dal candidarmi», e con la nuova manovra antideficit alle spalle, Mario Monti comincia a Parigi a giocare apertamente le sue carte. In nome dei sacrifici fatti dai cittadini italiani sollecita all’Europa «decisioni rapide» sul governo della moneta unica e l’impegno «di tutti gli Stati membri» per risolvere la crisi. 
Non solo con il rigore di bilancio, ma anche con maggiori sforzi per la crescita dell’economia da cercare nell’approfondimento del mercato interno, un ambito in cui l’Italia certo non sfigura al cospetto della Germania, leader dell’ortodossia di bilancio, e della stessa Francia. La strategia del premier comincia a delinearsi. «Dobbiamo affrontare più concretamente le politiche per la crescita, non finanziata dal disavanzo, perché sarebbe come la tela di Penelope, ma sfruttando di più la potenzialità  di un grande continente integrato. Dobbiamo approfondire il mercato unico» dice Monti, che ieri nella capitale francese ha incontrato il presidente Nicolas Sarkozy, il primo ministro Franà§ois Fillon e concluso i lavori del convegno «Nouveau Monde» al ministero dell’Economia. 
«Se la Ue non riuscirà  a spremere dalla propria integrazione una maggior competitività  e una maggior efficienza, difficilmente potrà  a tornare a crescere», insiste il presidente del Consiglio, che la prossima settimana presenterà  a Palazzo Chigi un primo pacchetto di liberalizzazioni e presto la riforma del mercato del lavoro. «C’è la necessità  di cercare la maggioranza in Parlamento su ogni misura, ed è una fortuna perché sennò saremmo fuori dalla democrazia. L’appoggio delle diverse componenti che sostengono il governo, il partito di Berlusconi, il Partito Democratico e il Terzo polo, dura. Ognuno trova nelle cose che presentiamo in Parlamento qualcosa che gli piace e qualcosa che non gli piace. Il compito consiste nel creare pacchetti bilanciati, per esempio la riforma delle pensioni o del mercato del lavoro non sarà  applaudita molto dalla sinistra, ma al centrodestra non piacciono le liberalizzazioni» dice Monti in un’intervista a France24, prima di lasciare Parigi, soffermandosi anche a spiegare che le difficoltà  in Borsa delle banche italiane sono solo temporanee. 
Resta il fatto, dice Monti, che «se l’Italia, come sta facendo in questi mesi con intensità , riesce a non essere più un problema per l’Europa, si tratta già  di una buona notizia per l’Europa stessa», che ora deve muoversi. «Ci aspettiamo che l’Unione sia all’altezza delle aspettative e dei rischi che stiamo correndo» incalza Corrado Passera, anche lui ospite del convegno organizzato dal ministro Eric Besson. «Abbiamo molte ragioni per essere delusi su come è stata gestita la crisi a livello europeo. Il sistema di governance ha dimostrato di essere inadeguato» aggiunge Passera. 
Il pressing del governo italiano è evidente. «Approvata la manovra, che contiene una radicale riforma delle pensioni ed assicura il pareggio di bilancio nel 2013 grazie ad un avanzo primario del 5% del prodotto interno lordo», gli italiani si aspetterebbero adesso, dice Monti, dei «benefici in termini di minori tassi di interesse», che quell’avanzo se lo mangiano tutto. Invece i tassi restano alti. Così, incalza il presidente del Consiglio, «gli Stati membri dell’Unione hanno il dovere di mettere in opera tutti i meccanismi per far sì che torni la crescita, dotarsi di munizioni per far fronte alla crisi, togliere dalla testa dei mercati che l’euro non sia una cosa perenne». 
L’ottimismo non manca, «l’Europa — dice Monti — è sempre stata capace di trasformare le difficoltà  in nuovi passi avanti», ma il momento, ammette il professore, «è cruciale: siamo come un alpinista che cammina su un crinale pericoloso, ma può raggiungere la vetta». Non c’è dubbio, dice Monti, che «una miglior governance avrebbe saputo far fronte a questa crisi, ma ora il rischio principale sono le incomprensioni tra i popoli e gli Stati membri, il ritorno dei pregiudizi tra Nord e Sud, tra nuovi e vecchi paesi dell’Unione, con un potenziale di divisione molto grande». 


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