L’Italia mette le bombe sui caccia “Potranno colpire obiettivi a terra”
ROMA – I cacciabombardieri italiani colpiranno obiettivi in Afghanistan: il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, lo ha comunicato senza mezzi termini in commissione congiunta Camera e Senato. «Intendo usare ogni possibilità degli assetti presenti in teatro, senza limitazione», ha detto l’ammiraglio ai parlamentari. E a chi gli chiedeva se questo volesse dire anche attacco a terra, il ministro ha confermato: «Se sarà necessario». Il “tecnico” Di Paola ha compiuto quello che il politico Ignazio La Russa non aveva portato fino in fondo: ha spazzato via d’autorità ogni discussione sui “caveat”, eliminando le cautele richieste dal Parlamento nella discussione sollecitata dallo stesso La Russa. Allora la decisione era stata quella di inviarei caccia “Tornado” nella sola versione Ecr, quella destinata alle ricognizioni, lasciando a casa la Ids, destinata ai bombardamenti.
Non è un cambiamento di poco conto: in Afghanistan proprio l’abuso di missioni aeronautiche e la percentuale elevata di “danni collaterali”, cioè di civili uccisi durante l’intervento dei caccia aveva costretto il Pentagono a rivedere le modalità dell’intervento e aveva ispirato la cosiddetta “dottrina McChrystal”, più scarponi sul terreno e meno bombe dall’alto. L’uso delle armi di bordo sui caccia lascia molto spazioa errori, dicono i tecnici, e c’è chi sottolinea che per le emergenze nel teatro afgano sono già sufficienti gli elicotteri d’attacco “Mangusta”.
In parole povere, il ministro si è preso sulle spalle una responsabilità pesante, scaricandone una fetta sui piloti degli Amx schierati a Herat. A loro toccherà decidere in frazioni di secondo se la riunione segnalata dall’intelligence come “sospetta” è in effetti un assembramento di Taliban che progettano un attentato, o non è invece un gruppo di famiglia riunito a celebrare un matrimonio. La decisione di Di Paola ha suscitato irritazione in Parlamento, soprattutto fra chi ricorda la vocazione difensiva dell’Italia, sancita dalla Costituzione. Gian Piero Scanu, capogruppo Pd nella commissione Difesa del Senato, contesta la legittimità della scelta: «I caveat c’erano e ci sono ancora. Ogni cambiamento dev’essere deciso in modo formale, davanti alle Camere, e non notificato durante un’audizione». Secondo l’esponente Pd «non è compito del governo imporre un modello di Difesa, tanto più quando sul temaè prevista la istituzione urgente di un commissione bilaterale che darà le sue valutazioni alle Camere in sei mesi». Aggiunge Scanu: «Non vorrei che questa sortita sull’utilizzo degli Amx fosse in qualche modo funzionale alla politica di riarmo indiscriminato che comprende anche l’acquisto degli F35». Del Joint Strike Fighter ha parlato ieri a Roma anche Tom Burbage, responsabile del progetto per la Lockheed-Martin. L’azienda sembra abbastanza sicura del caccia multiruolo, del suo controverso rapporto qualità prezzo e del fatto che i Paesi membri andranno avanti nel programma. «Se l’Italia vuole conservare il ruolo internazionale che ha, deve andare avanti con l’F-35», ha detto Burbage.
Ma proprio in mattinata il Times di Londra aveva sottolineato i dubbi diffusi ai vertici della Difesa britannica. Secondo il quotidiano, i ritardi dell’F-35 spingono Londra a valutare l’acquisto dei più economici F-18 o persino dei francesi Rafale per la sua portaerei in costruzione. E da Washington Leon Panetta, segretario alla Difesa Usa, ha chiarito che anche il Pentagono deve limare i costi: non cancellerà , ma rallenterà i piani di produzione del caccia più costoso della storia.
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