L’intento dei referendari era giusto ma l’esito è stato controproducente
Tanto per cominciare, siamo partiti con una ammucchiata. Primo è partito il referendum proposto dal professor Stefano Passigli, già senatore dei Ds-l’Ulivo, che è stato inopinatamente silurato non si capisce bene perché e non si sa bene da chi. Il referendum Passigli sarebbe quasi sicuramente passato al vaglio della Consulta, ed aveva l’inestimabile pregio di eliminare, tra l’altro, il premio di maggioranza truffaldino che attribuisce la maggioranza dei seggi ad una minoranza di voti (sia pure la maggiore minoranza, ma pur sempre minoranza).
Dicevo che il testo Passigli sarebbe stato quasi sicuramente approvato dalla Corte perché presentava questa caratteristica: di essere un testo immediatamente agibile, immediatamente utilizzabile. E la Corte ha sempre ritenuto che in materia elettorale non poteva esistere un vuoto legislativo. Il Paese deve poter votare in qualsiasi momento, e quindi una legge elettorale deve sempre esistere.
Invece i due referendum bocciati dalla Corte sono stati concepiti e presentati come se la abrogazione del Porcellumfacesse automaticamente rivivere la legge elettorale preesistente, il Mattarellum. Ma così non può essere. Come ha argutamente scritto Ainis sul Corriere venerdì scorso, su questa falsariga «se un referendum sancisse l’abrogazione dell’ergastolo otterrebbe l’effetto di ripristinare la pena capitale».
Ma la posta in gioco non era soltanto questa. Senza premio di maggioranza il Porcellum non avrebbe più interessato Berlusconi né Bossi. Il che rendeva possibile una trattativa fra tutti i partiti per mettersi d’accordo su un sistema elettorale quantomeno decente. Ma visto che il premio di maggioranza resta, Berlusconi si è già affrettato a dichiarare che il Porcellum andava benissimo e che non vedeva ragione di cambiarlo. E dunque mentre l’intento dei referendari era sacrosanto, l’esito del loro operare è stato controproducente: temo che abbiano consolidato il Porcellum e con esso un premio di maggioranza truffaldino e indecente.
Sono anni, anzi decenni, che il grosso dei costituzionalisti indica il sistema elettorale francese (maggioritario a doppio turno) e il sistema elettorale tedesco come due «modelli» oramai ben collaudati che potremmo benissimo adottare, con qualche ritocco, anche noi. Si capisce che esistono anche altri sistemi elettorali ben funzionanti. Ad esempio, il singolo voto trasferibile dell’Australia o il sistema spagnolo. Ma i primi due sono i più noti, ne discutiamo (in Italia) da gran tempo e sarebbero facili da importare. Manca una maggioranza che davvero li voglia. Specie ora che, come dicevo, il referendum ha regalato a Berlusconi il sistema elettorale che lo avvantaggia più di ogni altro.
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