Libia e ora Siria: Qatar all’attacco

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La scorsa primavera al Thani spinse (con i sauditi) ed ottenne il via libera della Lega araba all’attacco dei «volenterosi» e della Nato alla Libia di Muammar Gheddafi. A distanza di nove mesi lo sceicco del Qatar – che ha la responsabilità  della missione in Siria degli osservatori della Lega araba – vuole lo schieramento di truppe arabe in Siria «per fermare lo spargimento di sangue. «A mio avviso i militari dovrebbero essere inviati in Siria», ha detto al Thani intervistato l’altra sera dal network americano Cbs in anticipo sulla conclusione, il 19 gennaio, della missione della Lega araba e della presentazione del rapporto finale dei «monitors» che potrebbe aprire la strada ad un intervento internazionale. «Corridoio umanitario» Per ora l’imposizione di una zona «no fly» e l’attacco militare alla Siria, come avvenuto in Libia, appaiono ancora una ipotesi lontana di fronte alla netta opposizione della Russia alleata del presidente Bashar Assad (e della Cina). Ma i giochi non sono fatti. Si parla con insistenza, ad esempio, dell’apertura di un «corridoio umanitario» per aiutare la popolazione civile ma che, in realtà , servirebbe a dare una mano ai disertori del cosiddetto «Esercito libero siriano» (Els) a prendere il controllo di aree e città  della Siria. In ambito arabo si oppongono Iraq e Algeria, tuttavia le pressioni di Qatar, Arabia saudita e altre petro-monarchie potrebbero avere il sopravvento. Gli interessi regionali e internazionali pianificano il futuro della Siria e non tengono in alcun conto il dibattito in atto nell’opposizione siriana riguardo un intervento straniero. Haytham al Manna, leader del Comitato di coordinamento nazionale (Ccn, movimenti e gruppi nazionalisti e di sinistra) due giorni fa ha reagito con stizza all’annuncio fatto dal Burhan Ghalioun del Consiglio nazionale siriano (Cns, formazioni conservatrici, Fratelli musulmani e altri gruppi islamisti) di un accordo raggiunto in Turchia con i militari siriani disertori. Un annuncio che Haytham al Manna, contrario ad interferenze esterne in Siria, legge come un passo deciso verso la guerra civile, contrario, peraltro, al programma del Cns diffuso lo scorso novembre proprio da Ghalioun. Con ogni probabilità  hanno pesato le pressioni della Turchia, dove hanno il loro comando sia il Cns che l’Els. «E’ inaccettabile questo accordo, sappiamo bene che il governo turco ha un peso importante nelle decisioni dell’Els», ha protestato al Manna. «La militarizzazione rappresenta la fine della rivoluzione siriana», ha spiegato il leader del Ccn mettendo in dubbio la fedeltà  dei militari disertori agli interessi della Siria visto che dell’Els farebbero parte anche miliziani e salafiti armati provenienti da altri paesi. L’accordo tra Csn e Els mette fine all’intesa raggiunta il mese scorso al Cairo tra Ghalioun e al Manna contro un intervento straniero in Siria.


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