«I Beni culturali aprono ai privati»

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ROMA — Ministro Lorenzo Ornaghi, sembra che nemmeno stavolta i Beni culturali compaiano nelle priorità  strategiche di un nuovo governo. Eppure l’Italia nel settore sarebbe, sulla carta, una grande potenza in campo mondiale.

«Non è mia abitudine procedere per enunciazioni o proclami — preferisco che siano i fatti a parlare — ma posso assicurarle che i Beni culturali sono un elemento determinante di quel diverso modello di sviluppo che il governo Monti sta elaborando per il nostro Paese».
In che senso, ministro Ornaghi?
«Questo dicastero soffre non meno di altri della frammentazione dei processi decisionali: aspetto che andrà  risolto. Rischiamo di essere subissati dalle continue emergenze. Proprio per questo è importante che nei cittadini cresca la consapevolezza che il patrimonio collettivo è non solo un bene da tutelare e valorizzare, ma anche un elemento fondante del sentimento di cittadinanza. Però questo patrimonio non è un compartimento stagno: appartiene a un contesto complessivo ben preciso…».
Intende dire rispetto alla situazione economica dell’Italia?
«Esatto. Come la sanità  o la ricerca scientifica, la tutela del patrimonio deve sciogliere una volta per tutte, in un quadro di regole certe e salvaguardando l’obbligo costituzionale della tutela affidata allo Stato, il nodo della cooperazione col mondo dei privati. Il welfare che abbiamo conosciuto non esiste più, in ogni campo. E l’intelligente cooperazione con realtà  associative, fondazioni e privati è una svolta che riguarda anche il nostro settore».
Eppure il recente caso del Colosseo, con i ricorsi che hanno rischiato di bloccare i 25 milioni di euro di finanziamento per i restauri offerti da Diego Della Valle, ha avuto l’effetto di scoraggiare chissà  quanti futuri sponsor.
«Invece l’operazione Colosseo deve partire e avere un valore paradigmatico per il diverso modello di sviluppo del sistema-Paese nel campo del patrimonio. Non c’è semplicemente uno sponsor. C’è anche l’impegno civile di un imprenditore italiano».
Che ricava il suo utile utilizzando l’immagine di uno dei più famosi monumenti del mondo, dicono i critici dell’operazione.
«L’accordo pone paletti molto precisi. Non ci sono equivoci. Insisto: ora urge un quadro definito di regole generali, chiare, rigorosamente e correttamente applicate».
La Uil Beni culturali contesta: nelle casse della Soprintendenza archeologica di Roma giacciono 82 milioni di euro, perché non usare quei soldi pubblici?
«60 milioni sono già  impegnati in contratti conclusi. C’è la spesa corrente annuale per tutta Roma, non solo per il Colosseo. Esisterebbero altri progetti per un valore di 40 milioni che non sarà  possibile finanziare. Questa è la verità ».
Passiamo a Pompei. All’emergenza delle emergenze…
«Gran parte degli scavi, lo ricordo, sono in buone condizioni e tutelati da personale appassionato. Ora sono in arrivo, come si sa, 105 milioni di euro dell’Unione Europea».
Che fanno gola alla pericolosa malavita organizzata locale…
«Siamo di nuovo a un’importante scommessa del governo Monti. Pompei dovrà  diventare un altro esempio di cambiamento. Come dicastero lavoreremo con gli Interni, per un ferreo controllo legato alla sicurezza, e con la Coesione territoriale. Tutto sarà  trasparente e messo on line: bandi, concorsi, regolamenti, tempistica, soggetti coinvolti. Dovremo dimostrare all’Europa, a tutti, che investire nella tutela del patrimonio italiano è operazione sicura. E che la scuola di restauro italiana è un’autentica eccellenza mondiale».
Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, insiste molto sulla manutenzione programmata.
«Ed è giusto. La manutenzione programmata prevede, come primo scalino, la messa in sicurezza contro i rischi strutturali o idrogeologici. Solo dopo si può procedere ai restauri architettonici o degli affreschi».
Capitolo Grande Brera. Il 2015 dell’Expo è vicino ma l’operazione Brera è ferma. È molto complessa, si parla di un’impresa da 150 milioni di euro…
«Come milanese non riesco a capacitarmi come da 35 anni se ne parli senza approdare a soluzioni. Esiste il protocollo politico del luglio 2010 e da lì ripartiremo; provando anche qui ad attuare un modello paradigmatico di collaborazione fra istituzioni e privati. Riuniremo tutti i soggetti coinvolti: ministero, Comune, Demanio, Difesa, Accademia di belle arti. È un impegno preciso, dobbiamo muoverci al più presto».
Il turismo culturale in Italia è in crescita. Ma il Louvre nel 2011 ha toccato quota 8.8 milioni di visitatori. In Italia solo il circuito Colosseo-Fori superato i 5 milioni. Perché?
«Il trend 2011 è in crescita e l’Italia ha una struttura museale molto più articolata a livello territoriale. In troppi casi la domanda turistico-culturale non è favorita da un adeguato sistema di servizi».
Territorio, Paesaggio e tutela: alcune regioni, per esempio il Lazio, col Piano casa vorrebbero varare porti e strutture sciistiche. Il no del suo predecessore Giancarlo Galan verrà  discusso davanti alla Corte costituzionale…
«La Costituzione, lo ripeto, ci obbliga a proteggere il Paesaggio e come mia forma mentis considero sempre l’interesse generale prevalente su quello particolare. Molte regioni hanno corretto i piani. Confido che così avverrà  anche col Lazio».
Enti lirici. Cambierà  qualcosa anche lì? Si ironizza spesso sulla «indennità  spade» e su antiche stratificazioni…
«Ho ottenuto uno spostamento della legge delega a fine dicembre 2012. Ma è chiaro che, in un contesto come l’attuale, qualcosa dovrà  cambiare in un settore di appena cinquemila addetti e 14 fondazioni liriche, che assorbe 200 milioni annui di fondi statali e che raddoppiano aggiungendo quelli locali».
E la legge delega per le sanzioni contro chi danneggia i Beni?
«È stata assegnata alla Commissione giustizia del Senato il 15 dicembre. Spero in una rapida approvazione».
Sandro Bondi non aveva un buon rapporto col cinema italiano. E lei, ministro Ornaghi?
«Prima di tutto auguri a Moretti per il suo incarico a Cannes. Il cinema è uno dei marchi dell’Italia nel mondo. E credo che dovremo avere grande attenzione nel favorire la nascita di nuovi talenti capaci di raccontarci la contemporaneità »
Parlano tutti di Rai. Lei cosa ne pensa?
«Mi attendo che la tv pubblica assicuri adeguato spazio a un fattore di identità  nazionale come il patrimonio culturale. Nessun mezzo come la tv può aiutare a far capire quanto la cultura sia risorsa decisiva per superare la crisi che ci attanaglia».


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