L’Europa unisce, la cristianità  divide

by Editore | 26 Gennaio 2012 9:20

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Giornata pessima in Tribunale a Milano, le buone notizie per Silvio Berlusconi sono arrivate da Roma. Dove il presidente del Consiglio Mario Monti lo ha citato positivamente al senato, intervenendo nel corso del dibattito sulla crisi europea. Non solo, Monti ha riportato i complimenti per le scelte economiche del governo Berlusconi pronunciati dall’insospettabile cancelliera Merkel. Un omaggio postumo che un po’ ha rinvigorito e un po’ fatto arrabbiare i berlusconiani: riconoscimenti meritati, hanno detto, ma arrivati troppo tardi. Ora a palazzo Chigi c’è un altro premier che ieri ha incassato con soddisfazione l’appoggio generale del parlamento, contraria solo la Lega, alla mozione unitaria Pdl-Pd-Terzo polo sul ruolo dell’Italia in Europa.
Soddisfazione generale, da Napolitano a Schifani a Fini. A Monti, naturalmente, che ne ha approfittato per mandare un altro messaggio alla cancelliera: «Quando chiediamo un riconoscimento all’Europa per i sacrifici degli italiani – ha detto – non stiamo chiedendo denaro alla Germania ma una ragionevole riduzione dei tassi di interesse». «L’Italia – ha assicurato il presidente del Consiglio – non viene più vista come una mina per il sistema, può contribuire a trovare le soluzioni». Il professore così ha esaltato «l’intensa mozione unitaria» spiegando che «per il governo è fondamentale poter contare sul sostegno dei gruppi parlamentari». E per convincere il meno convinto di tutti, Berlusconi che ancora ieri mattina dall’aula di giustizia del processo Mills ripeteva i suoi dubbi sulla «ricetta Monti», il professore ha giocato la carta a sorpresa, citando una che con il cavaliere proprio non si prendeva: «La cancelliera Merkel – ha riferito Monti – ha espresso apprezzamento per alcune scelte del governo del presidente del Consiglio Berlusconi e per la scelta attuale del partito del quale Berlusconi è presidente di sostenere gli sforzi di questo governo». «Dobbiamo rivendicare con orgoglio i meriti di una stagione che non è finita», è stato l’immediato commento dell’ex sottosegretario Mantovano.
Avvertito delle difficoltà  di Berlusconi, Monti ha calcato più del solito sulla continuità  del suo governo con il precedente, ricordando che il «gravoso vincolo» di ridurre velocemente il debito pubblico è stato accettato «nel corso della primavera-estate 2011». Proprio sulla continuità  si è a un certo punto bloccata la discussione in senato sugli emendamenti, quando la Lega ha preteso di difendere la memoria dell’esecutivo Berlusconi ed è toccato al senatore Gasparri fare uno sforzo di realismo: «Figuratevi se non siamo d’accordo con il particolare apprezzamento al governo Berlusconi» ha detto rivolgendosi ai colleghi leghisti, «ma avendo fatto la scelta di definire una posizione con la più larga coesione sarebbe un fuor d’opera se cercassi di imporre ai colleghi del Pd di approvare una mozione che affermasse che il governo Berlusconi è stato bravo e gli altri sono stati incapaci».
La difesa dell’accordo bipartisan non ha però impedito ai leghisti di piazzare un colpo in contropiede. Incoraggiati dalle parole di Monti secondo il quale «è molto importante la discussione di riconoscimenti espliciti di quali sono le radici culturali e religiose della costruzione europea», la Lega ha presentato un emendamento per aggiungere nella mozione della maggioranza le radici «giudaico cristiane» accanto al riconoscimento delle comuni radici culturali dell’Europa. Sul quel voto si è ricomposta la vecchia maggioranza Pdl-Lega, anzi si è allargata al Terzo polo lasciando il Pd in minoranza. I democratici hanno comunque votato la mozione nel suo complesso, mentre Calderoli esultava e Gasparri rivendicava «coerenza». E invece poco dopo, alla camera, una certa distrazione leghista e il rilassamento dei berlusconiani hanno consentito che venisse approvata con 278 voti contro 238 anche la mozione dell’Italia dei valori, nella quale si critica la «sottovalutazione sistematica da parte del governo Berlusconi dei rischi nei quali incorreva il nostro paese».

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