by Editore | 26 Gennaio 2012 7:28
Qual è l’origine della moralità umana? Le regole e le convenzioni morali sono costruite da un modo di ragionare consapevole, o nascono da processi inconsci? Ci sono sempre più prove che i comportamenti morali abbiano origine da processi inconsci, presenti negli esseri umani e in altre specie, quali i mammiferi il cui cervello ha molto in comune con il cervello umano. Ma questo non è tutto. Per la moralità umana c’è qualcosa di più delle direttive biologiche inconsce.
Per spiegare quello che voglio dire, comincio con l’esempio delle arvicole della prateria, una specie di roditore, in cui l’accoppiamento provoca il rilascio dell’ossitocina neuropeptide nelle parti del cervello collegate alle emozioni. Questo accade sia nel cervello dei maschi che in quello delle femmine. Il rilascio di ossitocina ha come risultato un attaccamento monogamo fra maschio e femmina; uno stretto legame e attaccamento della madre ai suoi piccoli; e un coinvolgimento del maschio nella cura della progenie. La soppressione del gene responsabile della produzione di ossitocina previene del tutto questi comportamenti.
L’attaccamento e la preoccupazione per gli altri, evidenziati da questi animali, non sono proprio come le azioni morali che gli esseri umani compiono in circostanze simili, ma la somiglianza è significativa. Il fatto che tali comportamenti perfettamente mirati esistano negli animali indica che i comportamenti umani che intervengono in circostanze paragonabili non sono stati inventati dalla ragione umana. I comportamenti umani paragonabili sono variazioni su precedenti biologici che sono emersi nell’evoluzione biologica senza l’ausilio della ragione.
Numerose emozioni umane, in particolare quelle che comunemente vengono definite sociali, quali la compassione, l’ammirazione, la vergogna, la colpa, il disprezzo, l’orgoglio, e la gratitudine, incorporano valori morali. L’ammirazione, per esempio, consiste di specifici comportamenti diretti verso altri, che danno una ricompensa per azioni che altri hanno compiuto. Questo implica un giudizio morale positivo. Il mostrare vergogna o colpa, implica giudizi che riguardano se stessi, assieme ad azioni e pensieri auto-punitivi. Ma molto spesso le emozioni intervengono prima che sia stato formulato un giudizio consapevole. La neuroscienza dimostra che i meccanismi per l’esecuzione e la pratica di queste emozioni utilizzano strutture del cervello coinvolte nel modo di regolare la vita. Assieme al fatto che negli animali ci sono precursori di tali emozioni, questo suggerisce una precedente origine evolutiva per questi processi cerebrali. Queste emozioni sono state selezionate nell’evoluzione perché contribuivano a migliorare la gestione della vita risolvendo i problemi sociali. Queste emozioni prevalevano perché aumentavano le possibilità di sopravvivenza prima che il ragionamento consapevole apparisse per la prima volta. In breve, le azioni con “contenuto morale” non sono state inventate dalla ragione.
D’altra parte, le vere regole e convenzioni sono creazioni umane. Hanno origine dall’accettare come vantaggiose, intuizioni e credenze precedenti derivanti da emozioni sociali, e trasformare tale accettazione in regole esplicite. Oppure dal rifiutare come errate alcune di queste intuizioni e credenze e trasformare tale rifiuto in una regola esplicita. In altre parole, non dovremmo ridurre il comportamento morale umano a programmi emotivi naturali. La natura è noncurante, poco scrupolosa, e moralmente indifferente. Imitare la natura non è affatto il modo per creare la moralità . Tuttavia i comportamenti emotivi che hanno favorito la vita negli organismi più semplici durante l’evoluzione, hanno generato alcuni comportamenti validi che sono stati incorporati con grande vantaggio nel comportamento morale umano. L’altruismo è un buon esempio.
La creatività e la ragione hanno esteso le “scoperte” della natura e la portata delle regole biologiche alla sfera sociale umana. Lungo il percorso hanno inventato l’omeostasi socioculturale. L’omeostasi di base del corpo umano (cioè la tendenza al raggiungimento di una relativa stabilità interna delle proprietà di un organismo vivente, n.d.r.) è automatica e inconscia, per garantire la nostra sopravvivenza. L’omeostasi socioculturale, invece, è deliberata e consapevole. La moralità è la conseguenza principale dell’omeostasi socioculturale.
L’ironia, naturalmente, è che un comportamento morale deliberato e consapevole può essere perfezionato al punto di diventare una “abilità automatica” per i problemi morali che si incontrano più di frequente. Con la pratica si raggiunge la perfezione, e, nelle situazioni quotidiane, il compimento di azioni morali diventa, ancora una volta, meno dipendente da un ragionamento consapevole, non dissimile dalle buone emozioni sociali che all’inizio hanno guidato il comportamento umano. Ma quando gli esseri umani si confrontano con problemi nuovi, allora, ancora una volta, la ragione consapevole e la creatività li aiuteranno a trattare la situazione in modo veramente morale.
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