«Così si allarga il lavoro in appalto mentre i dipendenti vanno in cig»

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«Marghera rischia di diventare una grande officina dove il ruolo degli appalti diventa decisivo nel meccanismo produttivo»: è quello che dice il segretario generale della Fiom di Venezia, Luca Trevisan al termine di una giornata che ha visto il cantiere chiuso per quattro ore e gli operai per strada a volantinare contro l’accordo separato firmato il 21 dicembre dall’azienda con Fim e Uilm e il consenso sostanziale espresso ieri dal ministro allo sviluppo economico Corrado Passera. 
Qual’è la situazione a Marghera e che cosa si rischia con l’accordo separato?
A Marghera ci sono 1.051 dipendenti. L’accordo separato prevede 185 lavoratori in esubero. Intanto siamo già  in cassa integrazione da febbraio scorso e dal primo gennaio 2012 in cassa straordinaria. Al momento ci sono oltre 500 lavoratori in cassa. Quanto ai carichi di lavoro, abbiamo una nave crociera da consegnare ad aprile e poi un’unica commessa. Si tratta di una grande nave da 130 mila tonnellate, la più grande costruita nel cantiere, ma di solito ne facciamo una e mezza all’anno, quindi il carico è insufficiente per saturare la capacità  produttiva del sito. Quello che grida vendetta è che nonostante abbiamo avuto assegnata questa grande nave, l’accordo separato prevede che mettano fuori 185 lavoratori. 
Quali sono le conseguenze e i rischi se i tagli al personale verranno effettuati?
Precarizzare il lavoro. Con la nuova organizzazione si allarga il lavoro in appalto che già  oggi tocca punte massime di 3 mila addetti. Insomma l’idea è trasformare il cantiere in una grande officina dove i lavoratori diretti contano sempre meno e il processo di lavoro si fa con esternalizzazione, quindi deducendo i costi di lavoro. 
Come sono i rapporti con Fim e Uilm a livello locale?
In cantiere la maggioranza dei tesserati sono Fiom. Qui non è stato fatto nessun accordo aziendale separato, come a Monfalcone e Muggiano e i lavoratori sono con noi. Ma tessere a parte, oggi tutti hanno partecipato alla manifestazione. Per quattro ore il cantiere è stato completamente chiuso.
Al momento nei cantieri del Tirreno molti operai pensano che l’azienda stia privilegiando i siti adriatici, anche perchè si è investito e fatto innovazione. Quindi si chiude Castellamare, Genova e Palermo per far lavorare Marghera e Monfalcone. Ma non temete che se permane la crisi del settore, dopo i tagli ai cantieri tirreni si taglino anche quelli adriatici?
Non c’è dubbio. Quel che non è accettabile dell’accordo separato, è l’assenza di un riferimento a scelte di politiche industriali che possano rilanciare il settore. Al momento si progetta solo un adattamento dei siti alle logiche di mercato. In questo modo il rischio è abbassare la capacità  di produrre e di competere. Per questo è ancora più irresponsabile l’atteggiamento del governo che dopo tanti mesi di attesa da parte nostra non ha saputo essere all’altezza del suo ruolo. Ed è doppiamente grave per Fincantieri, visto che si tratta di un’azienda pubblica.
A Genova il sindaco chiama allo sciopero generale, come si comportano gli enti locali da voi?
Sono piuttosto tiepidi. Non vanno al di là  delle espressioni di solidarietà .


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