by Editore | 28 Gennaio 2012 15:24
No Tav da sempre. Nicoletta Dosio, ex insegnante al liceo di Bussoleno, è nel movimento da 22 anni, da quando gli oppositori al treno ad alta velocità erano ancora “quattro gatti”. È stata, infatti, una delle prime a diffondere il pensiero critico su quel “mostro” che vorrebbe sventrare la Valle. Poi, il movimento è diventato grande, un bene comune. «E non ha smesso di crescere». Segretaria locale del Prc, attivista del comitato di lotta popolare di Bussoleno, non ha mai perso un’assemblea, un corteo, una trasferta. Oggi, sarà a Torino. E la sua militanza è diventata prassi quotidiana.
Nicoletta Dosio, gli arresti erano nell’aria, ma che idea si è fatta sul blitz di giovedì?
Si è trattata di una provocazione con il solito tentativo, che respingiamo, di dividere buoni e cattivi. Gli attacchi al movimento ambiscono a depotenziarlo e a delegittimarlo. Ma ottengono l’effetto contrario, la partecipazione aumenta con più coesione e consapevolezza. Guardate anche come, contro un attacco spropositato, si sono ricompattate le istituzioni valsusine, i sindaci, accanto al movimento. La gente ha capito da che parte stare. La crisi ha scoperchiato il vaso di Pandora: i soldi per le grandi opere sono sottratte ai bisogni reali. Continuino, pure, a chiamarci ideologici, ma sbagliano. La verità è che diamo fastidio, spaventiamo.
Cosa fa davvero paura del movimento valsusino?
Portiamo avanti punti chiari, la salvaguardia del territorio e la democrazia dal basso. Questo, basta a fare paura a un potere che non sopporta il dissenso. E cerca di reprimere le lotte che rinascono in tutta Europa. Un filo comune le lega.
Qual è il legame tra i pescatori e gli autotrasportatori in lotta e il movimento No Tav?
Si oppongono, come noi, a un’indebita espropriazione di diritti. Difendono i diritti al lavoro e dei lavoratori. Noi non ci fidiamo dell’attuale rappresentazione mediatica, che tenta di screditarli. Il concentramento di domani sarà in piazza Carlo Felice, anche per dimostrare una solidarietà nei confronti dei lavoratori di Wagon Lits in presidio da alcune settimane. Che faremo senza più treni notte e solo con frecciarossa costosissimi? Ecco, il messaggio del movimento No Tav è quello di ripubblicizzare i beni comuni, dalle linee di trasporto all’acqua.
Come sarà organizzata la manifestazione di oggi pomeriggio, a Torino?
Era già programmata. Dopo gli arresti, sarà più grande. Porteremo in piazza le macerie della Maddalena, le armi di distruzione di massa, i lacrimogeni, che ci hanno intossicato per tutta l’estate. E poi chiederemo a gran voce l’immediata liberazione dei compagni arrestati. Persone che conosciamo da sempre o che con generosità hanno partecipato al movimento. Finite, magari, in cella per resistere ai soprusi. Basta con il continuo e spropositato ricorso al carcere preventivo.
Non è la prima volta del movimento a Torino, che valore ha questa discesa sotto la Mole?
Per rivendicare la democrazia o meglio il potere popolare. Per estendere la mobilitazione. Non è la prima volta che scendiamo a Torino; ci fummo già nel 2001, in seguito all’accordo stipulato tra Francia e Italia; nel 2005 la grande manifestazione, seppur confinata in periferia, dopo i fatti di Venaus, senza dimenticare la fiaccolata dello scorso anno. Ora come ieri, non pieghiamo la testa.
E state preparando una mobilitazione nazionale.
Sì, insieme ai sindaci nei primi di febbraio. Come, sempre, saremo in piazza per costruire un altro mondo e un futuro diverso per i nostri figli.
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