«Capitano, forse vuole andare a casa?»
GROSSETO — Ha perso gli alamari, il comandante Francesco Schettino. E non solo quelli. Ora è accusato pure di «ammutinamento». Tuta grigia, felpa blu, ciabatte ai piedi: «Scusate l’abbigliamento», si schermisce.
Prima cella a sinistra, secondo piano del carcere di Grosseto, le sei di sera della vigilia più lunga, quella che lo separa dall’interrogatorio di stamattina davanti al gip Valeria Montesarchio. «Schettino dal medico», lo chiama una guardia del penitenziario. Il comandante è sorvegliato a vista e al consigliere regionale dell’Idv Marco Manneschi in visita al penitenziario soffia dietro le sbarre solo questa frase: «La voce della mia coscienza grida più forte di tutto». Sarà . Eppure l’inchiesta condotta dalla Capitaneria di porto di Livorno rivela ogni giorno di più particolari agghiaccianti sul comportamento imbelle del comandante della Costa Concordia durante la notte del naufragio. La notte delle bugie e della follia di un uomo in confusione. O, peggio, in malafede. Così, le sette ore da incubo della Costa, dalle 21.45 quando s’incaglia sugli scogli fino alle 4.46 di sabato quando l’evacuazione dei passeggeri risulterà terminata senza di lui, adesso sono state ricostruite nei minimi dettagli dalla Capitaneria di Livorno. Con telefonate che definire «choc» è riduttivo. Eccole.
La terza telefonata
«Concordia, chiediamo se da voi è tutto ok». La notte della vergogna comincia così. La Capitaneria s’informa e dalla plancia di comando della nave arriva la prima menzogna: «Sì, positivo, solo un guasto tecnico». Sono le 21.49 e il dramma dei passeggeri è già in pieno svolgimento. Poi un lungo silenzio, l’equipaggio in realtà è già riparato sulle scialuppe e non risponde più alle chiamate. Finché, alle 00.32, la Capitaneria riesce di nuovo a rintracciare il comandante Schettino sul cellulare che è però già in salvo sugli scogli, ma mente: «Quante persone ci sono a bordo?», domandano gli ufficiali che stanno dirigendo i soccorsi. «Due-trecento, ma ora torno sul ponte, ero andato a poppa a vedere che cosa stava succedendo», risponde pronto Schettino, mentre in realtà la nave è ancora pienissima, con i suoi 4 mila passeggeri, perché l’ordine di abbandono è stato dato da soli 40 minuti.
La terza telefonata
Dieci minuti dopo, nuova chiamata: «Quanta gente deve ancora scendere, comandante?», chiedono sempre più allarmati dalla Capitaneria. E Schettino imperterrito continua a mentire: «Ho chiamato l’armatore e mi dicono che mancano in tutto una quarantina di persone». In quell’esatto momento nella sala operativa di Livorno a quelli che ascoltano gela il sangue. In un lampo capiscono tutto: «Com’è possibile così poche persone? Ma lei è a bordo?». E finalmente il comandante ammette: «No, non sono a bordo perché la nave sta appoppando, l’abbiamo abbandonata» (e per questo motivo ora rischia di finire indagato anche il comandante in seconda, il greco Dimitri Christidis).
L’ordine dell’ufficiale
La conversazione a quel punto si fa drammatica: «Ma come ha abbandonato la nave?», chiede incredulo l’ufficiale della sala operativa. Schettino, che si è tradito, prova a rimediare: «No, macché abbandonata, sono qui». Minuti terribili. All’1.46 il messaggio della Capitaneria di porto è ultimativo: «Allora, lei adesso torna a bordo, risale la bigaccina (la scaletta, ndr) e torna a prua e coordina i lavori». Schettino non risponde. «Lei mi deve dire quante persone ci sono — lo incalza l’ufficiale — quante donne, quanti bambini e deve coordinare i soccorsi. Comandante questo è un ordine, adesso comando io, lei ha dichiarato l’abbandono della nave e va a coordinare i soccorsi a prua, d’accordo? Ci sono già dei cadaveri».
Schettino deve avere la pelle accapponata, con un filo di voce chiede: «Quanti?». «Dovrebbe dirmelo lei!» sbotta l’ufficiale da Livorno, che ormai lo disprezza a giudicare le parole che usa. «Cosa vuole fare, vuole andare a casa?», lo irride quasi. Poi conclude: «Lei ora torna sopra e mi dice cosa fare». «Va bene, sto andando», risponde Schettino. Ma non obbedisce. È l’ultima definitiva bugia. Dagli scogli risale il molo del Giglio, poi lo vedono allontanarsi in taxi. Destinazione Bahamas. L’albergo.
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