L’atomo? Sicuro, ma…

by Editore | 5 Gennaio 2012 9:22

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PARIGI – Secondo il ministro dell’industria francese Eric Besson, il rapporto dell’Autorità  della sicurezza nucleare (Asn), appena consegnato al primo ministro, dimostra che «l’insieme degli impianti nucleari francesi presenta un livello di sicurezza sufficiente per continuare a essere sfruttati». Per gli ecologisti, al contrario, il rapporto dell’Asn conferma le loroposizioni anti-nucleari: «E’ perlomeno sorprendente constatare che nessuna centrale ne esce indenne. E’ esattamente ciò che tentiamo di far capire alla popolazione: il nucleare sicuro non esiste, non esistono centrali meno vulnerabili di altre», afferma Denis Baupin, di Europe Ecologie-i Verdi. 
In effetti il rapporto dell’Autorità  per la sicurezza nucleare, che il primo ministro Franà§ois Fillon aveva voluto per rassicurare i cittadini dopo il disastro di Fukushima, è molto ambiguo. Da un lato afferma che nessuna centrale è a rischio, ed esclude così la chiusura di Fessenheim, il più vecchio impianto francese (l’ipotesi di chiuderlo era stata ventilata persino dalla ministra dell’ecologia). Ma d’altro lato l’Asn suggerisce investimenti consistenti per rafforzare la sicurezza. 
«Sono le due facce della stessa medaglia» si giustifica il presidente dell’Asn, André-Claude Lacoste, 70 anni, un grand commis di stato che da vent’anni è alla testa del controllo del nucleare francese. 
Greenpeace, che prima di Natale aveva mostrato la fragilità  dei controlli sulle centrali con un blitz in cui alcuni suoi militanti erano entrati in due centrali senza essere fermati, critica la parzialità  del rapporto. «La richiesta del governo all’Asn si limitava ai terremoti e alle inondazioni – spiega Sophia Mannoni di Greenpeace – così il rapporto non permette di determinare quali sarebbero i reattori da chiudere prioritariamente». 
E però «una pagina è stata girata», per la candidata verde alle presidenziali, Eva Joly: il dibattito sui costi del nucleare fa irruzione nella campagna. Per Sarkozy, per ora solo candidato in pectore alla propria successione, il nucleare è una scelta fatta dalla Francia da decenni che non deve essere rimessa in discussione: il nucleare ha permesso alla Francia di «avere l’elettricità  meno cara d’Europa», ripetono al governo del paese dove il 70% dell’elettricità  dipende da impianti atomici. Ma il prezzo dell’elettricità  oggi non tiene conto dei costi del futuro smantellamento delle centrali, né di quello del trattamento delle scorie.
Ora, mentre l’Asn parla vagamente di 2 miliardi di euro di costi per la sicurezza, gli ecologisti moltiplicano questa cifra: solo per Fessenheim, per esempio, si parla di 300-400 milioni per reattore, cioè 800 in tutto. E in Francia i reattori sono 58, distribuiti in 19 centrali. Poi ci sono altri 20 impianti che vanno dal sito di riciclaggio delle scorie di La Hague, gestito da Areva, fino ai reattori di ricerca del Commissariato all’energia atomica. L’Asn, anche se non dà  cifre precise, propone interventi di sicurezza costosi. Chiede che in ogni reattore siano installati dei «noccioli duri» di sicurezza, che comprendono la costruzione di un generatore diesel di «ultima emergenza». Edf (l’Enel francese) calcola investimenti intorno ai 10 miliardi. Il presidente di Edf, l’amico di Sarkozy Henri Proglio, afferma che sono costi sostenibili – ieri ha annunciato anche assunzioni nell’azienda elettrica. 
Per il partito socialista, finora molto prudente sul nucleare, il «rapporto pone la questione delle scelte energetiche: da un lato la scelta del proseguimento del tutto nucleare, difesa da Sarkozy, dall’altro quella della transazione energetica, difesa da Franà§ois Hollande», condidato alle presidenziali per il Ps. Per Laurence Rossignolo, segretaria all’ambiente del Ps, con il rapporto dell’Asn «due miti crollano: quello del controllo dei rischi e quello dell’elettricità  a buon mercato».

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